QUESTION TIME, CHIARIMENTI SUL CUP 2000
L'assessore ai Luca Rizzo Nervo, ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Daniele Carella (Pdl) sul Cup 2000.
La domanda d'attualità del consigliere Carella:
"A seguito di quanto sta avvenendo sull...
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L'assessore ai Luca Rizzo Nervo, ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Daniele Carella (Pdl) sul Cup 2000.
La domanda d'attualità del consigliere Carella:
"A seguito di quanto sta avvenendo sull'assetto e il futuro di CUP 2000, e di quanto esposto dall'Assessore Rizzo Nervo sul tema, così come presentato sulla stampa locale, alla luce del fatto popolarmente conosciuto che "La somma di tanti nani non fa un gigante", si chiede all'Amministrazione in base a quali principi ritiene che lo "spezzettamento" di CUP 2000 possa invece essere proficuo sotto molteplici aspetti.
Ovvero, quali sarebbero gli aspetti portatori di proficuità e se non pensa che la cosa sia fonte di perplessità da un punto di vista strategico, dato che viviamo in tempi di forti aggregamenti, presentati in alcuni casi come assolutamente positivi e proficui, all'insegna de "il grande è bello", (quali quelli che vengono portati avanti nel settore sanitario, come l'aggregazione delle Ausl e parimenti in quello dei servizi plurimi alle persone (Asp), mentre nel caso in specifico di CUP 2000, varrebbe invece l'esatto contrario!".
Risposta dell'assessore Rizzo Nervo:
"Ringrazio il consigliere Carella della domanda perché mi permette di fare un po' di chiarezza, parole come "spezzatino", indubbiamente efficaci nella semplificazione giornalistica - ma appunto nella semplificazione giornalistica - non rendono invece chiara la situazione, e non credo che siano adeguate a luoghi come questo - non è certo una critica al consigliere Carella - in cui dobbiamo tutti avere la massima serietà e massima chiarezza nei confronti dei cittadini per fare capire loro cosa sta succedendo. In una città che rischia spesso di parlare di cose senza conoscere il contenuto di ciò che si discute col rischio di finire a discutere di massimi sistemi come se "grande" o "piccolo" sia meglio o peggio.
Io non entro in questo dibattito, ma ho speso tempo ed energie come Amministrazione Comunale di Bologna per arrivare ad un piano di rivisitazione, per fornire indicazioni e linee di indirizzo, ad un'azienda come Cup per garantirle, non un ridimensionamento, uno spezzettamento, ma per garantirne un rilancio in un mondo in cui esiste un mercato, in cui non è già vero che si opera in assenza di mercato, e in cui quindi un'azienda come Cup, dopo molti anni, ha la necessità, come tutte le aziende, di guardare a se stessa evolvendo nel proprio core business all'evolvere anche delle situazioni e, appunto, rendendosi maggiormente competitiva rispetto a quel mercato e a quel contesto di cui parlavamo.
Sapendo che Cup 2000 è una società in house ricondotta alle norme delle società in house, e quindi in primis al fatto che la committenza di Cup sta nel fabbisogno che le aziende sanitarie producono e quindi noi abbiamo provato a lavorare , provando a dare alcune ndicazioniche dovranno poi trovare una loro implementazione, una loro più corposa trattazione in un piano industriale verrà da qui a breve, per fare di Cup, per dare a Cup 2000, un ruolo trainante di diffusione e di redditività nelle aziende sanitarie della Regione Emilia-Romagna e nel comparto della Pubblica Amministrazione in generale.
Quindi, esattamente l'obiettivo che lei dice per consentire di non andare più "a carbonella" - per dirla con una battuta - e per sviluppare, non necessariamente in autonomia ma anche nel confronto, nella relazione con questo mercato che oggi esiste e produce soluzioni standardizzate che invece non sempre si adattano alle esigenze di singole aziende - qui viene il ruolo di Cup - per consentire a Cup di avere in mano l'intero sistema delle innovazioni tecnologiche nell'ambito sanitario della nostra regione, e per diffondere soluzioni ai siti comuni alle diverse aziende dove oggi esistono soluzioni di Ict, diverse, scarsamente interconnesse tre loro, dove magari l'azienda di Rimini parla un linguafggio diverso con l'azienda di Bologna, in una situazione che, sempre per richiamare semplificazioni giornalistiche, è a macchia di leopardo.
Abbiamo scelto di fare questa cosa mantenendo una caratteristica, cioè che Cup è una società pubblica e non aderendo ad una scelta legittima, che era pur stata prospettata dal management dell'azienda, quella cioè di aprire Cup ai capitali privati, privatizzandola.
L'ipotesi infatti di partecipazione, di una società a partecipazione mista pubblico/privata, a nostro avviso, ad avviso dei soci, presenta elementi di non sufficiente chiarezza in termini di titolarità delle scelte e pone alcune problematiche serie di conflitto di interesse di affidamento delle commesse.
Aggiungo che, nell'ipotesi che ci è stata presentata, c'era una commistione fra un percorso pubblico e un percorso privato che le norme, ancor prima che le scelte di opportunità, impediscono: cioè quello di andare verso una società con capitale privato e allo stesso tempo garantire per un numero cospicuo di anni il mantenimento di commesse pubbliche.
E' questa una prospettiva che non può essere a nostro avviso sostenuta ed accettata. Abbiamo fatto una scelta diversa, con l'obiettivo - ribadisco - di rendere Cup sempre più capace di essere rispondente ai nuovi bisogni, alle possibilità che oggi vi sono, di lavorare sull'intero sistema regionale. Abbiamo deciso e valutato che una parte dell'attuale business di Cup 2000 cioè la parte delle prenotazioni, del front-office potesse essere ricondotta alla responsabilità dell'azienda sanitaria.
Segnalo che questa direzione era stata già imboccata da Cup 200 stessa con una delibera del consiglio di amministrazione che immaginava la reinternalizzazione di 120 operatori di front office alle aziende sanitarie. Quindi è una strada che era stata già avviata. Noi pensiamo che questa cosa possa esser fatta in termini più estensivi, non per rendere più piccola o più grande Cup, non per renderla più spezzata o no ma perché la parte della prenotazione oggi non è nel core business di quella evoluzione di soluzioni tecnologiche, di capacità di produzione di soluzioni tecnologiche intorno ai bisogni della società che lei stesso - consigliere Carella - richiamava poco fa. Dobbiamo specializzare sempre di più Cup su quello che è un core business, che oggi si deve avere. Il call center credo che - potrà convenire con me - difficilmente potrà essere ricondotto a quello di una società che è un gigante dell'Ict.
Ma c'è - chiudo - un elemento in più e avremo modo prossimamente di approfondirlo, la parte di prenotazione già oggi non è esclusiva di Cup 2000 ma già una parte rilevante della gestione dell'agenda dei professionisti è in capo alle aziende, la nostra azienda sanitaria ha attivato 30 percorsi diagnostico - terapeutici che prevedono la presa in carico ovvero il fatto che il professionista che ti fa la prima visita si fa carico di tutti i successivi passaggi, di una seconda visita o degli esami diagnostici che seguono, semplificando - io credo - la vita del cittadino.
Questa è una scelta che immagina un futuro non di file ai punti cup ma di soluzioni tecnologiche con cup protagonista che semplificano la vita dei cittadini. Ovviamente su questo c'è da lavorare, c'è un piano industriale che va costruito con attenzione massima alla salvaguardia occupazionale che la Regione ha più volte ribadito , ovviamente con la nostra piena collaborazione di voler garantire in termini non solo dimensionali, ma rispetto alle singole persone oggi impiegate a Cup, diciamo che in questa prospettiva credo che, con tutta l'attenzione del caso che noi manterremo, si possa guardare a questo non come a un ridimensionamento ma come al rilancio di un'azienda importante e preziosa per la città di Bologna".
La domanda d'attualità del consigliere Carella:
"A seguito di quanto sta avvenendo sull'assetto e il futuro di CUP 2000, e di quanto esposto dall'Assessore Rizzo Nervo sul tema, così come presentato sulla stampa locale, alla luce del fatto popolarmente conosciuto che "La somma di tanti nani non fa un gigante", si chiede all'Amministrazione in base a quali principi ritiene che lo "spezzettamento" di CUP 2000 possa invece essere proficuo sotto molteplici aspetti.
Ovvero, quali sarebbero gli aspetti portatori di proficuità e se non pensa che la cosa sia fonte di perplessità da un punto di vista strategico, dato che viviamo in tempi di forti aggregamenti, presentati in alcuni casi come assolutamente positivi e proficui, all'insegna de "il grande è bello", (quali quelli che vengono portati avanti nel settore sanitario, come l'aggregazione delle Ausl e parimenti in quello dei servizi plurimi alle persone (Asp), mentre nel caso in specifico di CUP 2000, varrebbe invece l'esatto contrario!".
Risposta dell'assessore Rizzo Nervo:
"Ringrazio il consigliere Carella della domanda perché mi permette di fare un po' di chiarezza, parole come "spezzatino", indubbiamente efficaci nella semplificazione giornalistica - ma appunto nella semplificazione giornalistica - non rendono invece chiara la situazione, e non credo che siano adeguate a luoghi come questo - non è certo una critica al consigliere Carella - in cui dobbiamo tutti avere la massima serietà e massima chiarezza nei confronti dei cittadini per fare capire loro cosa sta succedendo. In una città che rischia spesso di parlare di cose senza conoscere il contenuto di ciò che si discute col rischio di finire a discutere di massimi sistemi come se "grande" o "piccolo" sia meglio o peggio.
Io non entro in questo dibattito, ma ho speso tempo ed energie come Amministrazione Comunale di Bologna per arrivare ad un piano di rivisitazione, per fornire indicazioni e linee di indirizzo, ad un'azienda come Cup per garantirle, non un ridimensionamento, uno spezzettamento, ma per garantirne un rilancio in un mondo in cui esiste un mercato, in cui non è già vero che si opera in assenza di mercato, e in cui quindi un'azienda come Cup, dopo molti anni, ha la necessità, come tutte le aziende, di guardare a se stessa evolvendo nel proprio core business all'evolvere anche delle situazioni e, appunto, rendendosi maggiormente competitiva rispetto a quel mercato e a quel contesto di cui parlavamo.
Sapendo che Cup 2000 è una società in house ricondotta alle norme delle società in house, e quindi in primis al fatto che la committenza di Cup sta nel fabbisogno che le aziende sanitarie producono e quindi noi abbiamo provato a lavorare , provando a dare alcune ndicazioniche dovranno poi trovare una loro implementazione, una loro più corposa trattazione in un piano industriale verrà da qui a breve, per fare di Cup, per dare a Cup 2000, un ruolo trainante di diffusione e di redditività nelle aziende sanitarie della Regione Emilia-Romagna e nel comparto della Pubblica Amministrazione in generale.
Quindi, esattamente l'obiettivo che lei dice per consentire di non andare più "a carbonella" - per dirla con una battuta - e per sviluppare, non necessariamente in autonomia ma anche nel confronto, nella relazione con questo mercato che oggi esiste e produce soluzioni standardizzate che invece non sempre si adattano alle esigenze di singole aziende - qui viene il ruolo di Cup - per consentire a Cup di avere in mano l'intero sistema delle innovazioni tecnologiche nell'ambito sanitario della nostra regione, e per diffondere soluzioni ai siti comuni alle diverse aziende dove oggi esistono soluzioni di Ict, diverse, scarsamente interconnesse tre loro, dove magari l'azienda di Rimini parla un linguafggio diverso con l'azienda di Bologna, in una situazione che, sempre per richiamare semplificazioni giornalistiche, è a macchia di leopardo.
Abbiamo scelto di fare questa cosa mantenendo una caratteristica, cioè che Cup è una società pubblica e non aderendo ad una scelta legittima, che era pur stata prospettata dal management dell'azienda, quella cioè di aprire Cup ai capitali privati, privatizzandola.
L'ipotesi infatti di partecipazione, di una società a partecipazione mista pubblico/privata, a nostro avviso, ad avviso dei soci, presenta elementi di non sufficiente chiarezza in termini di titolarità delle scelte e pone alcune problematiche serie di conflitto di interesse di affidamento delle commesse.
Aggiungo che, nell'ipotesi che ci è stata presentata, c'era una commistione fra un percorso pubblico e un percorso privato che le norme, ancor prima che le scelte di opportunità, impediscono: cioè quello di andare verso una società con capitale privato e allo stesso tempo garantire per un numero cospicuo di anni il mantenimento di commesse pubbliche.
E' questa una prospettiva che non può essere a nostro avviso sostenuta ed accettata. Abbiamo fatto una scelta diversa, con l'obiettivo - ribadisco - di rendere Cup sempre più capace di essere rispondente ai nuovi bisogni, alle possibilità che oggi vi sono, di lavorare sull'intero sistema regionale. Abbiamo deciso e valutato che una parte dell'attuale business di Cup 2000 cioè la parte delle prenotazioni, del front-office potesse essere ricondotta alla responsabilità dell'azienda sanitaria.
Segnalo che questa direzione era stata già imboccata da Cup 200 stessa con una delibera del consiglio di amministrazione che immaginava la reinternalizzazione di 120 operatori di front office alle aziende sanitarie. Quindi è una strada che era stata già avviata. Noi pensiamo che questa cosa possa esser fatta in termini più estensivi, non per rendere più piccola o più grande Cup, non per renderla più spezzata o no ma perché la parte della prenotazione oggi non è nel core business di quella evoluzione di soluzioni tecnologiche, di capacità di produzione di soluzioni tecnologiche intorno ai bisogni della società che lei stesso - consigliere Carella - richiamava poco fa. Dobbiamo specializzare sempre di più Cup su quello che è un core business, che oggi si deve avere. Il call center credo che - potrà convenire con me - difficilmente potrà essere ricondotto a quello di una società che è un gigante dell'Ict.
Ma c'è - chiudo - un elemento in più e avremo modo prossimamente di approfondirlo, la parte di prenotazione già oggi non è esclusiva di Cup 2000 ma già una parte rilevante della gestione dell'agenda dei professionisti è in capo alle aziende, la nostra azienda sanitaria ha attivato 30 percorsi diagnostico - terapeutici che prevedono la presa in carico ovvero il fatto che il professionista che ti fa la prima visita si fa carico di tutti i successivi passaggi, di una seconda visita o degli esami diagnostici che seguono, semplificando - io credo - la vita del cittadino.
Questa è una scelta che immagina un futuro non di file ai punti cup ma di soluzioni tecnologiche con cup protagonista che semplificano la vita dei cittadini. Ovviamente su questo c'è da lavorare, c'è un piano industriale che va costruito con attenzione massima alla salvaguardia occupazionale che la Regione ha più volte ribadito , ovviamente con la nostra piena collaborazione di voler garantire in termini non solo dimensionali, ma rispetto alle singole persone oggi impiegate a Cup, diciamo che in questa prospettiva credo che, con tutta l'attenzione del caso che noi manterremo, si possa guardare a questo non come a un ridimensionamento ma come al rilancio di un'azienda importante e preziosa per la città di Bologna".
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