CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO, INTERVENTO DEL CONSIGLIERE LORENZO CIPRIANI (AMELIA PER BOLOGNA)
Trasmettiamo l'intervento del consigliere comunale Lorenzo Cipriani (Amelia per Bologna), nel corso del Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell'ambito bolognese.
"Ho apprezzato veramente lo sforzo, anche ...
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Trasmettiamo l'intervento del consigliere comunale Lorenzo Cipriani (Amelia per Bologna), nel corso del Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell'ambito bolognese.
"Ho apprezzato veramente lo sforzo, anche fisico, che deve aver fatto il consigliere Lo Giudice nel trovare accenni di aperture negli interventi dei consiglieri dell’opposizione. Chiedere larghe intese a chi non dice nulla sugli effetti devastanti di questa manovra è davvero un atto di fede, ma d’altro canto la politica è l’arte del possibile, quindi staremo a vedere. Certo, se questo “compromesso” deve tradursi in operazioni come il voto comune sull’ordine del giorno sul finanziamento pubblico alle scuole paritarie, beh, ci aspettano discussioni importanti e complesse. Non si può non considerare che non è per il destino cinico e baro che l’Italia si trova in questo situazione. C’è stata sottovalutazione, arroganza e insolenza.
Consigliere Tomassini, chi parlava di dazi ora va con il cappello in mano sotto la Grande Muraglia a supplicare l’acquisto del nostro debito pubblico.
Consigliere Bugani, cosa centra questa amministrazione con la situazione che si troviamo ad affrontare? Cosa centrano violazioni del Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale in termini di rimborsi, certamente da censurare, con questa drammatica situazione di tagli delle entrate dal Governo centrale?
Come ci ha ricordato la Vicesindaco questo comune ha un forte avanzo di bilancio: ha soldi che non può spendere per via del patto di stabilità. Ci stata voi ad una battaglia comune per la revisione degli attuali criteri di virtuosità o siete interessati di più a dimostrare che le cose vanno male perché c’è stato il Civis?
Io mi auguro, veramente, di vedervi al nostro fianco.
Sulla manovra finanziaria proposta dal governo e votata da una maggioranza politica allo sbando, più interessata a tenersi stretta la poltrona che a elaborare proposte per uscire dalla crisi, è stato detto molto.
Non è un caso se le più grandi resistenze e proteste, potremmo dire bipartisan, sugli effetti reali di questa manovra sono state fatte non dai partiti di opposizione, ma dagli amministratori: sindaci, presidenti delle provincie, governatori. Quelli cioè che sanno quanto, eventualmente, occorrerà mettere le mani nelle tasche degli italiani il cui potere d’acquisto è drasticamente crollato.
Chi paga questa crisi creata dalla speculazione finanziaria sono le famiglie, le imprese; è il lavoro - che soprattutto per i giovani e le donne proprio non c’è - a pagare la crisi.
Confesercenti l’ha detto pochi giorni fa’: gli effetti diretti e indiretti della manovra graveranno sulle famiglie per 33 miliardi dei 54 complessivi.
L’aumento dell’IVA vuol dire, di fatto, l’indebolimento ulteriore del potere d’acquisto, già scarso, dei salari e delle pensioni della stragrande maggioranza degli italiani.
Si registra già un aumento dei tassi di interesse sui mutui per le abitazioni: è nei nostri occhi l’immagine di quel cittadino greco che si è dato fuoco, presto vedremo queste immagini anche in Italia? Quanto pensiamo si possa stringere la corda attorno al collo delle persone?
Di certo stiamo per farlo ancora, se dobbiamo registrare il grido di dolore di quegli amministratori che si trovano costretti a confessare di stare valutando l’aumento dei ticket sanitari, l’introduzione della tassa di iscrizione alle materne comunali, la chiusura di impianti sportivi gratuite gravati da spese di riscaldamento inusitate e sempre in aumento.
Come possono, di fronte a ciò, non arrancare la famiglie? Come si può avere fiducia nel futuro quando un giovane su tre non trova lavoro o, se lo trova, è precario nella metà dei casi? Se, dopo avere speso mediamente 30 mila euro per far laureare un figlio, i dati e la nostra esperienza dicono che i giovani laureati sono sempre più disoccupati?
Come si può avere fiducia se l’articolo 8 di fatto apre la porta a licenziamenti violando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori?
Oggi il Segretario della CGIL ha fatto una proposta che è doveroso prendere in considerazione per stoppare gli effetti di questo articolo 8, ma gli enti locali non possono essere impegnati più a trovare il modo per difendersi da disposizioni assurde anziché ad elaborare proposte per chi sta peggio.
In Emilia Romagna il tasso fisso di disoccupazione giovanile è al 22.4%, a Bologna è l’11%, in aumento costante. Eppure, a parte un passaggio del Vicesindaco e un riferimento molto importante del Segretario della CGIL, negli interventi di questa mattina ho sentito poco o nulla a proposito della situazione dei giovani.
In molti interventi ho sentito parlare di speranza, di necessità di riaccendere la speranza. Beh.. la speranza per il futuro un popolo l’acquista quando ce l’hanno i suoi giovani. Se non capiamo questo, su cui io interverrò come in un mantra per tutto il mandato, allora le priorità saranno sempre le stesse.
A questo proposito vorrei leggervi cosa scrive e pensa un imprenditore illuminato che era presente qui questa mattina, Alberto Vacchi:
“Giovani e occupazione sono tra i problemi emergenti della nostra epoca: ci riguarda come cittadini e come imprenditori. Come cittadini perché non possiamo ignorare il dramma sociale di una generazione sfiduciata che fa fatica a immaginare, e quindi anche a costruire, il proprio futuro.
Come imprenditori perché la nostra prerogativa è creare sviluppo per il territorio e per farlo non possiamo prescindere da quella fondamentale risorsa che sono le persone, peraltro centrali in un modello economico come quello bolognese e emiliano romagnolo, costruito introno alle competenze e alle specializzazioni dei propri collaboratori…
Come superare un problema che crea crescenti divaricazioni sociali e generazionali, rischiando di impoverire la società e le nostre imprese delle migliori risorse e energie?…
Possiamo insomma dare vita, insieme ai sindacati e alle istituzioni del nostro territorio, a formule innovative in grado di consentire ai nostri giovani percorsi professionali atti ad aiutarli a superare le difficoltà dell’accesso al lavoro. Noi imprenditori, per primi, dobbiamo interrogarci su cosa siamo in grado di offrire ai giovani in termini di opportunità anche per le nuove professionalità.”
Ce lo deve dire il Presidente di Unindustria che se si accede al primo impiego a 30 anni gli effetti economici e sociali sono devastanti?
Chi deve avere figli? Come ringiovaniremo l’Italia?
Si sta creando una generazione sfiduciata, disillusa, che non si impegna perché non trova sbocchi e non vede per sé un futuro. Una generazione di scoraggiati non si riproduce né economicamente né demograficamente.
E allora, quando parliamo di riforma del welfare, vorrei che considerassimo che welfare non può voler dire solo anziani. Welfare vuol dire anche sostegno al reddito, incentivi per la crescita, aiuti alle giovani coppie – sposate o meno -, edilizia sociale, investimenti seri e non residuali su progetti come co-housing e co-working.
Riforma del welfare vuol dire anche spostare le risorse considerando che chi sta peggio in questo momento, in Italia e non solo, è chi ha perso fiducia, speranza nel futuro.
Chi sta peggio in Italia in questo momento sono i giovani.
Pensiamo a questoe agiamo di conseguenza".
"Ho apprezzato veramente lo sforzo, anche fisico, che deve aver fatto il consigliere Lo Giudice nel trovare accenni di aperture negli interventi dei consiglieri dell’opposizione. Chiedere larghe intese a chi non dice nulla sugli effetti devastanti di questa manovra è davvero un atto di fede, ma d’altro canto la politica è l’arte del possibile, quindi staremo a vedere. Certo, se questo “compromesso” deve tradursi in operazioni come il voto comune sull’ordine del giorno sul finanziamento pubblico alle scuole paritarie, beh, ci aspettano discussioni importanti e complesse. Non si può non considerare che non è per il destino cinico e baro che l’Italia si trova in questo situazione. C’è stata sottovalutazione, arroganza e insolenza.
Consigliere Tomassini, chi parlava di dazi ora va con il cappello in mano sotto la Grande Muraglia a supplicare l’acquisto del nostro debito pubblico.
Consigliere Bugani, cosa centra questa amministrazione con la situazione che si troviamo ad affrontare? Cosa centrano violazioni del Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale in termini di rimborsi, certamente da censurare, con questa drammatica situazione di tagli delle entrate dal Governo centrale?
Come ci ha ricordato la Vicesindaco questo comune ha un forte avanzo di bilancio: ha soldi che non può spendere per via del patto di stabilità. Ci stata voi ad una battaglia comune per la revisione degli attuali criteri di virtuosità o siete interessati di più a dimostrare che le cose vanno male perché c’è stato il Civis?
Io mi auguro, veramente, di vedervi al nostro fianco.
Sulla manovra finanziaria proposta dal governo e votata da una maggioranza politica allo sbando, più interessata a tenersi stretta la poltrona che a elaborare proposte per uscire dalla crisi, è stato detto molto.
Non è un caso se le più grandi resistenze e proteste, potremmo dire bipartisan, sugli effetti reali di questa manovra sono state fatte non dai partiti di opposizione, ma dagli amministratori: sindaci, presidenti delle provincie, governatori. Quelli cioè che sanno quanto, eventualmente, occorrerà mettere le mani nelle tasche degli italiani il cui potere d’acquisto è drasticamente crollato.
Chi paga questa crisi creata dalla speculazione finanziaria sono le famiglie, le imprese; è il lavoro - che soprattutto per i giovani e le donne proprio non c’è - a pagare la crisi.
Confesercenti l’ha detto pochi giorni fa’: gli effetti diretti e indiretti della manovra graveranno sulle famiglie per 33 miliardi dei 54 complessivi.
L’aumento dell’IVA vuol dire, di fatto, l’indebolimento ulteriore del potere d’acquisto, già scarso, dei salari e delle pensioni della stragrande maggioranza degli italiani.
Si registra già un aumento dei tassi di interesse sui mutui per le abitazioni: è nei nostri occhi l’immagine di quel cittadino greco che si è dato fuoco, presto vedremo queste immagini anche in Italia? Quanto pensiamo si possa stringere la corda attorno al collo delle persone?
Di certo stiamo per farlo ancora, se dobbiamo registrare il grido di dolore di quegli amministratori che si trovano costretti a confessare di stare valutando l’aumento dei ticket sanitari, l’introduzione della tassa di iscrizione alle materne comunali, la chiusura di impianti sportivi gratuite gravati da spese di riscaldamento inusitate e sempre in aumento.
Come possono, di fronte a ciò, non arrancare la famiglie? Come si può avere fiducia nel futuro quando un giovane su tre non trova lavoro o, se lo trova, è precario nella metà dei casi? Se, dopo avere speso mediamente 30 mila euro per far laureare un figlio, i dati e la nostra esperienza dicono che i giovani laureati sono sempre più disoccupati?
Come si può avere fiducia se l’articolo 8 di fatto apre la porta a licenziamenti violando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori?
Oggi il Segretario della CGIL ha fatto una proposta che è doveroso prendere in considerazione per stoppare gli effetti di questo articolo 8, ma gli enti locali non possono essere impegnati più a trovare il modo per difendersi da disposizioni assurde anziché ad elaborare proposte per chi sta peggio.
In Emilia Romagna il tasso fisso di disoccupazione giovanile è al 22.4%, a Bologna è l’11%, in aumento costante. Eppure, a parte un passaggio del Vicesindaco e un riferimento molto importante del Segretario della CGIL, negli interventi di questa mattina ho sentito poco o nulla a proposito della situazione dei giovani.
In molti interventi ho sentito parlare di speranza, di necessità di riaccendere la speranza. Beh.. la speranza per il futuro un popolo l’acquista quando ce l’hanno i suoi giovani. Se non capiamo questo, su cui io interverrò come in un mantra per tutto il mandato, allora le priorità saranno sempre le stesse.
A questo proposito vorrei leggervi cosa scrive e pensa un imprenditore illuminato che era presente qui questa mattina, Alberto Vacchi:
“Giovani e occupazione sono tra i problemi emergenti della nostra epoca: ci riguarda come cittadini e come imprenditori. Come cittadini perché non possiamo ignorare il dramma sociale di una generazione sfiduciata che fa fatica a immaginare, e quindi anche a costruire, il proprio futuro.
Come imprenditori perché la nostra prerogativa è creare sviluppo per il territorio e per farlo non possiamo prescindere da quella fondamentale risorsa che sono le persone, peraltro centrali in un modello economico come quello bolognese e emiliano romagnolo, costruito introno alle competenze e alle specializzazioni dei propri collaboratori…
Come superare un problema che crea crescenti divaricazioni sociali e generazionali, rischiando di impoverire la società e le nostre imprese delle migliori risorse e energie?…
Possiamo insomma dare vita, insieme ai sindacati e alle istituzioni del nostro territorio, a formule innovative in grado di consentire ai nostri giovani percorsi professionali atti ad aiutarli a superare le difficoltà dell’accesso al lavoro. Noi imprenditori, per primi, dobbiamo interrogarci su cosa siamo in grado di offrire ai giovani in termini di opportunità anche per le nuove professionalità.”
Ce lo deve dire il Presidente di Unindustria che se si accede al primo impiego a 30 anni gli effetti economici e sociali sono devastanti?
Chi deve avere figli? Come ringiovaniremo l’Italia?
Si sta creando una generazione sfiduciata, disillusa, che non si impegna perché non trova sbocchi e non vede per sé un futuro. Una generazione di scoraggiati non si riproduce né economicamente né demograficamente.
E allora, quando parliamo di riforma del welfare, vorrei che considerassimo che welfare non può voler dire solo anziani. Welfare vuol dire anche sostegno al reddito, incentivi per la crescita, aiuti alle giovani coppie – sposate o meno -, edilizia sociale, investimenti seri e non residuali su progetti come co-housing e co-working.
Riforma del welfare vuol dire anche spostare le risorse considerando che chi sta peggio in questo momento, in Italia e non solo, è chi ha perso fiducia, speranza nel futuro.
Chi sta peggio in Italia in questo momento sono i giovani.
Pensiamo a questoe agiamo di conseguenza".