CONSIGLIO COMUNALE IN RICORDO DI MARCO BIAGI, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA
Si trasmette il testo dell'intervento tenuto dal Sindaco Virginio Merola nel corso del Consiglio comunale straordinario in ricordo di Marco Biagi, nell'undicesimo anniversario della sua uccisione.
"Cara signora Marina Orlandi Biagi, caro Loren...
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Si trasmette il testo dell'intervento tenuto dal Sindaco Virginio Merola nel corso del Consiglio comunale straordinario in ricordo di Marco Biagi, nell'undicesimo anniversario della sua uccisione.
"Cara signora Marina Orlandi Biagi, caro Lorenzo, cari familiari tutti, autorità civili e militari,
il 19 marzo di 11 anni fa, dobbiamo e vogliamo ricordarlo, non è solo un fatto rituale e di cerimonia, ma andrà ricordato tutti gli anni, le Brigate Rosse uccisero il professor Marco Biagi, un gesto vile dettato da una ideologia inaccettabile e folle a qualsiasi filosofia facesse riferimento. Egregio servitore dello Stato, per tutti noi Marco Biagi è un esempio di impegno civile. Il professore ha pagato con la vita per avere svolto semplicemente il proprio dovere, e sostenuto le proprie opinioni. Lo ricordiamo, in momento della nostra vita nazionale dove pare che confitto e differenza di opinioni debbano per forza coincidere con la definizione di amico e nemico, persone da eliminare, non con come nei tempi del terrorismo, ma da non ascoltare in un civile confronto democratico.
Biagi era sopratutto questo, un uomo di dialogo, per questo era scomodo ai terroristi delle Brigate Rosse. Per noi è, e lo ripeteremo ogni anno, per noi cittadini di Bologna esprimeva una caratteritica che ancora ha questa città, che hanno i sui abitanti, e questo lo dobbiamo rivendicare, qualsiasi forza politica ci sia abbiamo questa caratteristica, cioè che davanti ai problemi e alle difficili soluzioni che ci richiedono le modifiche del tempo in cui viviamo, abbiamo la caratteristica come città di non mette la testa sotto la sabbia per paura, ma di affrontare con la forza delle idee e il coraggio dell'innovazione i problemi che abbiamo di fronte.
Qui c'è una base comune forte, per affrontare una discussione come quella che stiamo facendo oggi, ma anche per guardare all'immediato presente e per essere conseguenti con le nostre azioni. Abbiamo cioè una idea di cittadinanza ed una concreta espressione di cittadinanza nella nostra città, che anche per quanto ha fatto Marco Biagi, ci permette di reagire alla violenza in modo unito, per il bene comune. E abbiamo anche una grande capacità di archiviare e non di ricordare, perché non tutto è degno di essere ricordato, strumentalizzazioni di parte in nome della preziosa e comune crescita politica e civica della nostra città.
Oggi in quest'aula, che rappresenta la città tutta, rinnoviamo innanzitutto l'orgoglio di aver avuto come nostro concittadino una persona come Marco Biagi, che ha pagato duramente, con la vita, per il proprio impegno pubblico, che era un impegno pubblico contro la precarietà e la condizione di insopportabile diseguaglianza che ancora oggi colpisce le nostre giovani generazioni.
Biagi è stato un giuslavorista stimato per i suoi studi e le sue proposte di riforma del mercato del lavoro. La sua analisi del mercato del lavoro e delle possibili soluzioni per il rilancio dell'occupazione in tempi di forte crisi economica, hanno anticipato di un decennio gli argomenti e le soluzioni al centro dibattito che oggi coinvolge la scena politica e giuridica, a partire dall'interrogativo molto concreto, di come tenere insieme nuove regole per tutti i lavoratori ed esigenze di flessibilità delle nostre imprese.
Marco Biagi aveva la consapevolezza che in particolare per le giovani generazioni bisognasse introdurre nuove regole per evitare la precarietà e garantire percorsi certi e tutelati di ingresso nel mondo del lavoro, volti alla stabilizzazione futura. Infatti, soprattutto oggi, è ai giovani che dobbiamo pensare. Basti guardare agli ultimi dati pubblicati dal Settore Statistica del Comune di Bologna per vedere come anche nella nostra città e nei comuni dell'area metropolitana sia infatti in forte calo il tasso di occupazione giovanile. Questo è forse il problema più acuto che oggi come istituzioni dobbiamo affrontare quando parliamo di occupazione e lavoro. L'occupazione dei giovani fra i 18 e i 29 anni è calata nella nostra provincia dal 68% del 2008 al 48,1% del 2012.
Estremamente critici anche i dati sulla disoccupazione giovanile. In fortissima crescita, soprattutto per gli uomini, il tasso di disoccupazione per i giovani fra i 18 e i 29 anni: in questa fascia di età nel 2012 erano disoccupati il 21,5% dei maschi e il 12,5% delle femmine, pari in complesso al 17,5%. Ma quel che più preoccupa è l'accelerazione del fenomeno negli ultimi 5 anni: basti ricordare che nel 2008 la percentuale di giovani fra i 18 e i 29 anni in cerca di lavoro nella nostra provincia era pari all'1,5% per i maschi e al 4,7% per le femmine.
Questi dati debbono servire per la discussione sulle misure che dobbiamo insieme costruire per quanto è di competenza di questo Consiglio comunale, ma anche per riconfermare che il professor Biagi si è battuto contro la precarietà del lavoro dei giovani. Oggi dunque dobbiamo chiederci come istituzioni democratiche e come membri di una società che nel lavoro vive una della sue maggiori sofferenze, anche se relativamente in una situazione diversa da resto del Paese, ma comunque preoccupante anche per noi, dobbiamo sapere lavorare insieme e interrogarci su come possiamo a dare un futuro migliore ai nostri giovani, su come possiamo pensare alle donne, perché i giovani in maggioranza sono donne, per integrare al meglio tempi di vita e di lavoro, su come poter aiutare chi in età avanzata viene espulso dal mercato del lavoro, ed è destinato a rimanere ai margini.
L'orizzonte delle soluzioni indicate da Biagi facevano riferimento a quel “disperato bisogno di Europa”, in relazione alla modernizzazione nel campo del lavoro che attirò sul giuslavorista critiche e accuse. Il professore pretendeva dal legislatore italiano che interpretasse a pieno le direttive europee. Guardando all'Europa credeva nel possibile cambiamento in senso positivo di quell'impianto sociale ed economico del nostro Paese che non rispondeva più, e non risponde tuttora, alla crescente sfida economica internazionale ed ai nuovi bisogni sociali che essa ha generato.
Dunque anche per questo ricordare significa per noi, quest'anno ed i prossimi, tenere prima di tutto nel cuore, come dice la parola, cioè ricordare la forza e l'importanza di quanto ha fatto Marco Biagi, ma innanzitutto la sua personalità di uomo, e l'importanza del suo sacrificio, per evitare che meccanismi violenti si possano insinuare fra noi e condizionare la nostra vita. Il livello di attenzione deve rimanere alto. Certo, contro il terrorismo, si dice e si fa, non si abbassa mai la guardia, ma nemmeno sottovalutare atteggiamenti violenti che possono favorire una recrudescenza del fenomeno terroristico.
Oltre all'aspetto del ricordo, noi dobbiamo a Marco Biagi l'esercizio preciso della memoria, che significa un rinnovato impegno ad avere il coraggio e la determinazione per proseguire sul cammino di riforme tracciato dal professore, sulla base del riconoscimento del contributo dato all'interesse generale del mondo del lavoro del nostro Paese, dall'opera di Marco Biagi.
A differenza di Platone, caro professor Basevi, noi sappiamo che nemmeno i filosofi sono i più adatti ad avere l'esclusiva del governo della società, né i politici né i tecnici. Sappiamo che il futuro è nella democrazia, è nella capacità di tenere conto di ogni opinione. Quello che sappiamo in specifico per Marco Biagi, e che voglio ricordare qui in un momento di difficoltà del nostro Paese e del nostro Comune, è che a me Marco lascia questo, la frase di un altro filosofo: in certe situazioni, non c'è niente di più concreto di una buona teoria. Era una buona teoria quella di Marco, e non c'era niente di più concreto, e 11 anni dopo lo dobbiamo riconoscere, ma soprattutto lo dobbiamo mettere in pratica".
"Cara signora Marina Orlandi Biagi, caro Lorenzo, cari familiari tutti, autorità civili e militari,
il 19 marzo di 11 anni fa, dobbiamo e vogliamo ricordarlo, non è solo un fatto rituale e di cerimonia, ma andrà ricordato tutti gli anni, le Brigate Rosse uccisero il professor Marco Biagi, un gesto vile dettato da una ideologia inaccettabile e folle a qualsiasi filosofia facesse riferimento. Egregio servitore dello Stato, per tutti noi Marco Biagi è un esempio di impegno civile. Il professore ha pagato con la vita per avere svolto semplicemente il proprio dovere, e sostenuto le proprie opinioni. Lo ricordiamo, in momento della nostra vita nazionale dove pare che confitto e differenza di opinioni debbano per forza coincidere con la definizione di amico e nemico, persone da eliminare, non con come nei tempi del terrorismo, ma da non ascoltare in un civile confronto democratico.
Biagi era sopratutto questo, un uomo di dialogo, per questo era scomodo ai terroristi delle Brigate Rosse. Per noi è, e lo ripeteremo ogni anno, per noi cittadini di Bologna esprimeva una caratteritica che ancora ha questa città, che hanno i sui abitanti, e questo lo dobbiamo rivendicare, qualsiasi forza politica ci sia abbiamo questa caratteristica, cioè che davanti ai problemi e alle difficili soluzioni che ci richiedono le modifiche del tempo in cui viviamo, abbiamo la caratteristica come città di non mette la testa sotto la sabbia per paura, ma di affrontare con la forza delle idee e il coraggio dell'innovazione i problemi che abbiamo di fronte.
Qui c'è una base comune forte, per affrontare una discussione come quella che stiamo facendo oggi, ma anche per guardare all'immediato presente e per essere conseguenti con le nostre azioni. Abbiamo cioè una idea di cittadinanza ed una concreta espressione di cittadinanza nella nostra città, che anche per quanto ha fatto Marco Biagi, ci permette di reagire alla violenza in modo unito, per il bene comune. E abbiamo anche una grande capacità di archiviare e non di ricordare, perché non tutto è degno di essere ricordato, strumentalizzazioni di parte in nome della preziosa e comune crescita politica e civica della nostra città.
Oggi in quest'aula, che rappresenta la città tutta, rinnoviamo innanzitutto l'orgoglio di aver avuto come nostro concittadino una persona come Marco Biagi, che ha pagato duramente, con la vita, per il proprio impegno pubblico, che era un impegno pubblico contro la precarietà e la condizione di insopportabile diseguaglianza che ancora oggi colpisce le nostre giovani generazioni.
Biagi è stato un giuslavorista stimato per i suoi studi e le sue proposte di riforma del mercato del lavoro. La sua analisi del mercato del lavoro e delle possibili soluzioni per il rilancio dell'occupazione in tempi di forte crisi economica, hanno anticipato di un decennio gli argomenti e le soluzioni al centro dibattito che oggi coinvolge la scena politica e giuridica, a partire dall'interrogativo molto concreto, di come tenere insieme nuove regole per tutti i lavoratori ed esigenze di flessibilità delle nostre imprese.
Marco Biagi aveva la consapevolezza che in particolare per le giovani generazioni bisognasse introdurre nuove regole per evitare la precarietà e garantire percorsi certi e tutelati di ingresso nel mondo del lavoro, volti alla stabilizzazione futura. Infatti, soprattutto oggi, è ai giovani che dobbiamo pensare. Basti guardare agli ultimi dati pubblicati dal Settore Statistica del Comune di Bologna per vedere come anche nella nostra città e nei comuni dell'area metropolitana sia infatti in forte calo il tasso di occupazione giovanile. Questo è forse il problema più acuto che oggi come istituzioni dobbiamo affrontare quando parliamo di occupazione e lavoro. L'occupazione dei giovani fra i 18 e i 29 anni è calata nella nostra provincia dal 68% del 2008 al 48,1% del 2012.
Estremamente critici anche i dati sulla disoccupazione giovanile. In fortissima crescita, soprattutto per gli uomini, il tasso di disoccupazione per i giovani fra i 18 e i 29 anni: in questa fascia di età nel 2012 erano disoccupati il 21,5% dei maschi e il 12,5% delle femmine, pari in complesso al 17,5%. Ma quel che più preoccupa è l'accelerazione del fenomeno negli ultimi 5 anni: basti ricordare che nel 2008 la percentuale di giovani fra i 18 e i 29 anni in cerca di lavoro nella nostra provincia era pari all'1,5% per i maschi e al 4,7% per le femmine.
Questi dati debbono servire per la discussione sulle misure che dobbiamo insieme costruire per quanto è di competenza di questo Consiglio comunale, ma anche per riconfermare che il professor Biagi si è battuto contro la precarietà del lavoro dei giovani. Oggi dunque dobbiamo chiederci come istituzioni democratiche e come membri di una società che nel lavoro vive una della sue maggiori sofferenze, anche se relativamente in una situazione diversa da resto del Paese, ma comunque preoccupante anche per noi, dobbiamo sapere lavorare insieme e interrogarci su come possiamo a dare un futuro migliore ai nostri giovani, su come possiamo pensare alle donne, perché i giovani in maggioranza sono donne, per integrare al meglio tempi di vita e di lavoro, su come poter aiutare chi in età avanzata viene espulso dal mercato del lavoro, ed è destinato a rimanere ai margini.
L'orizzonte delle soluzioni indicate da Biagi facevano riferimento a quel “disperato bisogno di Europa”, in relazione alla modernizzazione nel campo del lavoro che attirò sul giuslavorista critiche e accuse. Il professore pretendeva dal legislatore italiano che interpretasse a pieno le direttive europee. Guardando all'Europa credeva nel possibile cambiamento in senso positivo di quell'impianto sociale ed economico del nostro Paese che non rispondeva più, e non risponde tuttora, alla crescente sfida economica internazionale ed ai nuovi bisogni sociali che essa ha generato.
Dunque anche per questo ricordare significa per noi, quest'anno ed i prossimi, tenere prima di tutto nel cuore, come dice la parola, cioè ricordare la forza e l'importanza di quanto ha fatto Marco Biagi, ma innanzitutto la sua personalità di uomo, e l'importanza del suo sacrificio, per evitare che meccanismi violenti si possano insinuare fra noi e condizionare la nostra vita. Il livello di attenzione deve rimanere alto. Certo, contro il terrorismo, si dice e si fa, non si abbassa mai la guardia, ma nemmeno sottovalutare atteggiamenti violenti che possono favorire una recrudescenza del fenomeno terroristico.
Oltre all'aspetto del ricordo, noi dobbiamo a Marco Biagi l'esercizio preciso della memoria, che significa un rinnovato impegno ad avere il coraggio e la determinazione per proseguire sul cammino di riforme tracciato dal professore, sulla base del riconoscimento del contributo dato all'interesse generale del mondo del lavoro del nostro Paese, dall'opera di Marco Biagi.
A differenza di Platone, caro professor Basevi, noi sappiamo che nemmeno i filosofi sono i più adatti ad avere l'esclusiva del governo della società, né i politici né i tecnici. Sappiamo che il futuro è nella democrazia, è nella capacità di tenere conto di ogni opinione. Quello che sappiamo in specifico per Marco Biagi, e che voglio ricordare qui in un momento di difficoltà del nostro Paese e del nostro Comune, è che a me Marco lascia questo, la frase di un altro filosofo: in certe situazioni, non c'è niente di più concreto di una buona teoria. Era una buona teoria quella di Marco, e non c'era niente di più concreto, e 11 anni dopo lo dobbiamo riconoscere, ma soprattutto lo dobbiamo mettere in pratica".