CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE MIRCO PIERALISI (AMELIA PER BO) SU BARTLEBY
Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) su Bartleby
"Non credo che la discussione legata alle iniziative di Bartleby e alle risposte della giunta possa rimanere dentro i confini de...
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Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) su Bartleby
"Non credo che la discussione legata alle iniziative di Bartleby e alle risposte della giunta possa rimanere dentro i confini del dibattito legalità/illegalità. Non solo perché la vicenda tutt'altro che conclusa di quell'aggregazione giovanile è legata al tema degli spazi e delle risorse inutilizzate o utilizzabili in città. Su questo il nostro gruppo sta chiedendo da mesi una discussione vera in consiglio e speriamo che gli ultimi episodi inducano l'amministrazione ad aprirla sul serio.
Voglio in realtà esaminare il problema anche da un altro punto di vista, proprio a partire dalla parola magica, legalità, che viene comunemente interpretata nel suo significato letterale: rispetto delle leggi, delle norme, dei regolamenti. Si dà per scontato in questo modo che il diritto sia esclusivamente riconducibile alle leggi, che le norme non siano il prodotto di convenzioni (e non convenienze!) sociali e che i regolamenti siano l'equivalente di un cassetto chiuso a doppia mandata. In altre parole secondo questa interpretazione ogni iniziativa politico culturale, se non rispetta la legalità, si pone al di fuori del consesso civile. Questa teoria trova fondamento e consenso in molti ambienti a causa del fatto che negli ultimi decenni le tragedie legate all'aggressione mafiosa e il ruolo giocato da una serie di magistrati e ottimi funzionari dello stato, così come l'arroganza delle azioni extralegali e illegali di politici e uomini potenti, ci ha spesso portato a valorizzare solo un aspetto della LEGALITA', quello legato alle norme che tutelano la convivenza democratica dal malaffare e dalla criminalità politico mafiosa. In questo contesto, come insegna la straordinaria esperienza di Libera e le sue lezioni di legalità, come quelle di alcuni magistrati particolarmente invisi al potere, la legalità è in qualche modo rivoluzionaria, perché strumento di affermazione del diritto.
Ma se la legalità è uno strumento di affermazione del diritto è evidente che le norme, la regolarizzazione delle stesse, avvengono anche successivamente alla messa in discussione di norme precedenti e storicamente ci sono sempre momenti in cui legalità e diritto non sono in sintonia. Le grandi trasformazioni sociali, culturali, civili della seconda metà del novecento ad esempio (quando, come diceva Don Milani, l'obbedienza non era una virtù) sono maturate prima nelle strade, nelle scuole, negli ospedali, perfino nelle caserme e nelle chiese prima di avere riconoscimento più o meno soddisfacenti delle norme.
Assumere il terreno della legalità in termini assoluti senza affrontare con più coraggio le preziose zone di confine in cui in alcuni casi si anticipano nuovi scenari di cittadinanza attiva, rischia di isolare un'amministrazione da una parte vitale, seppure irregolare, dei suoi cittadini e di alimentare una pericolosa divisione all'interno della città. In alcuni casi questa amministrazione ha saputo sapientemente frequentare le zone di confine e non a caso esistono anche una serie di convenzioni che riconoscono il lavoro di associazioni e gruppi impegnati nel sociale. In altri casi sembra che l'amministrazione voglia chiudersi, senza capire (non me ne vogliano i giovani e le giovani che si sentono particolarmente ribelli) che questa città è bella perché ha Arte e Fiera, perché ha le aule didattiche nei musei, ha associazioni, centri sociali e relative convenzioni, così come ha Bartleby e ha Atlantide, che non vuole essere sommersa. Questa città però è anche dura e sente forse più di altre la crisi. Chiudere porte ed erigere muri oggi sarebbe disastroso.
E intanto cominciamo, con trasparenza e precisione, a rendere noti gli spazi che ci sono, i progetti già in attuazione, quelli da verificare e quelli per cui chiamare l'intervento attivo di forze vive e vitali di cui la città ha un immenso bisogno".
"Non credo che la discussione legata alle iniziative di Bartleby e alle risposte della giunta possa rimanere dentro i confini del dibattito legalità/illegalità. Non solo perché la vicenda tutt'altro che conclusa di quell'aggregazione giovanile è legata al tema degli spazi e delle risorse inutilizzate o utilizzabili in città. Su questo il nostro gruppo sta chiedendo da mesi una discussione vera in consiglio e speriamo che gli ultimi episodi inducano l'amministrazione ad aprirla sul serio.
Voglio in realtà esaminare il problema anche da un altro punto di vista, proprio a partire dalla parola magica, legalità, che viene comunemente interpretata nel suo significato letterale: rispetto delle leggi, delle norme, dei regolamenti. Si dà per scontato in questo modo che il diritto sia esclusivamente riconducibile alle leggi, che le norme non siano il prodotto di convenzioni (e non convenienze!) sociali e che i regolamenti siano l'equivalente di un cassetto chiuso a doppia mandata. In altre parole secondo questa interpretazione ogni iniziativa politico culturale, se non rispetta la legalità, si pone al di fuori del consesso civile. Questa teoria trova fondamento e consenso in molti ambienti a causa del fatto che negli ultimi decenni le tragedie legate all'aggressione mafiosa e il ruolo giocato da una serie di magistrati e ottimi funzionari dello stato, così come l'arroganza delle azioni extralegali e illegali di politici e uomini potenti, ci ha spesso portato a valorizzare solo un aspetto della LEGALITA', quello legato alle norme che tutelano la convivenza democratica dal malaffare e dalla criminalità politico mafiosa. In questo contesto, come insegna la straordinaria esperienza di Libera e le sue lezioni di legalità, come quelle di alcuni magistrati particolarmente invisi al potere, la legalità è in qualche modo rivoluzionaria, perché strumento di affermazione del diritto.
Ma se la legalità è uno strumento di affermazione del diritto è evidente che le norme, la regolarizzazione delle stesse, avvengono anche successivamente alla messa in discussione di norme precedenti e storicamente ci sono sempre momenti in cui legalità e diritto non sono in sintonia. Le grandi trasformazioni sociali, culturali, civili della seconda metà del novecento ad esempio (quando, come diceva Don Milani, l'obbedienza non era una virtù) sono maturate prima nelle strade, nelle scuole, negli ospedali, perfino nelle caserme e nelle chiese prima di avere riconoscimento più o meno soddisfacenti delle norme.
Assumere il terreno della legalità in termini assoluti senza affrontare con più coraggio le preziose zone di confine in cui in alcuni casi si anticipano nuovi scenari di cittadinanza attiva, rischia di isolare un'amministrazione da una parte vitale, seppure irregolare, dei suoi cittadini e di alimentare una pericolosa divisione all'interno della città. In alcuni casi questa amministrazione ha saputo sapientemente frequentare le zone di confine e non a caso esistono anche una serie di convenzioni che riconoscono il lavoro di associazioni e gruppi impegnati nel sociale. In altri casi sembra che l'amministrazione voglia chiudersi, senza capire (non me ne vogliano i giovani e le giovani che si sentono particolarmente ribelli) che questa città è bella perché ha Arte e Fiera, perché ha le aule didattiche nei musei, ha associazioni, centri sociali e relative convenzioni, così come ha Bartleby e ha Atlantide, che non vuole essere sommersa. Questa città però è anche dura e sente forse più di altre la crisi. Chiudere porte ed erigere muri oggi sarebbe disastroso.
E intanto cominciamo, con trasparenza e precisione, a rendere noti gli spazi che ci sono, i progetti già in attuazione, quelli da verificare e quelli per cui chiamare l'intervento attivo di forze vive e vitali di cui la città ha un immenso bisogno".