CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE BENEDETTO ZACCHIROLI (PD) SUL CENSIMENTO DEI MUSULMANI
Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta del consigliere Benedetto Zacchiroli (PD) sul censimento dei musulmani.
"Venerdì scorso in quest'aula, durante il Question time, il mio gruppo consiliare e tutti gli altri grupp...
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Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta del consigliere Benedetto Zacchiroli (PD) sul censimento dei musulmani.
"Venerdì scorso in quest'aula, durante il Question time, il mio gruppo consiliare e tutti gli altri gruppi che compongono la maggioranza abbiamo abbandonato l'aula durante l'intervento della collega Borgonzoni che chiedeva all'assessore Lepore, provo a interpretare, che l'Amministrazione comunale si facesse carico di un "censimento" che fotografasse quanti sono i praticanti musulmani sul nostro territorio. La ricerca sociologica a cui la consigliera invitava l'amministrazione ha lo scopo di comprendere se sia o meno opportuno che l'amministrazione conceda ad associazioni islamiche delle sedi a titolo gratuito. La consigliera si riferiva ad alcune questioni particolari per le quali già l'Assessore Lepore ha risposto. Niente di male a sapere quanti sono i musulmani sul nostro territorio che frequentano, come non v'è nulla di negativo nel chiedersi quanti siano i frequentanti la messa domenicale (tra il 15 e il 30% della popolazione italiana). Su questi temi c'è una letteratura sterminata e in regime di ristrettezze economiche invito la consigliera a spulciare tra i tanti dati che già ci sono: le assicuro che sarà appagata. La collega ha poi enfatizzato il gesto della maggioranza che usciva dall'aula, bollandolo come "sceneggiata" o come "gesto ridicolo". Mi sento chiamato in causa. Il gesto, semplice, ha un suo senso. Perché le sue richieste, all'apparenza innocue, nascondono quel filo rosso che troppo spesso certo leghismo folcloristico cela.
Quello che non si può tollerare è il continuo agire sulla leva emozionale citando il terrorismo accanto alla parola musulmano o islamico (sulle quali ho già fatto notare c'è un po' di ignoranza riguardo il loro utilizzo). Non sono qui per difendere la popolazione musulmana, ma ricordo alla consigliera e a tutti noi che a fronte della presenza da 17 anni in Italia della Moschea più grande d'Europa consacrata a Roma nel 1995, di attentati terroristici di matrice islamica non se ne ha notizia. Nessuno difende il terrorismo. Noi si difende la ragione, che, per citarla, non dorme dalla nostra parte, ma genera inutili mostri coi discorsi che tendono a porre sullo stesso piano la religione e la preghiera con il terrorismo. Continuare con questi discorsi, con questi parallelismi ha già dato pessimi frutti in Europa. Nessuno confonde la tragedia del popolo ebraico con la situazione dei musulmani. Ma nessuno può continuamente instillare il dubbio, dipingere chi vuole pregare e ne ha diritto, vive con noi e paga le tasse come qualcuno che sottovoce vuole minare una cultura e una convivenza millenaria, solo perché professa una religione che non è quella cristiana. Non è con le ampolle piene d'acqua magica, con riti druidici o con analisi sociologiche strampalate che si sconfiggono preconcetti e pregiudizi e si creano le condizioni per una civile convivenza.
Le armi da imbracciare sono quelle del rispetto delle regole e della cultura. Alimentare il sospetto non fa altro che distrarre le menti più deboli dai veri problemi e dalle vere cause, vuol dire sprofondare nel baratro del capro espiatorio travestito da inutile panacea, che nel
nostro continente ha già fatto troppi guai, e non mi riferisco solo ad Auschwitz o ai campi di concentramento. Mi riferisco anche ai Balcani e alla nostra città gemella Tuzla, che insieme a Srebrenica, subirono la cieca violenza del dato religioso identificato con un'etnia che impugna le armi accecato dal desiderio assolutista e di prevalenza sull'altro, che, perché diverso, non ha diritto di vita. Furono quasi 10000 i musulmani bosniaci uccisi nel 1995 mentre dalla parte opposta, come ricordavo prima si consacrava la Moschea di Roma. Stiamo attenti alle parole. Siamo responsabili. A volte sembrare innocue. Nessuno è immune da quel sonno della ragione che evoca mostri come la stessa consigliera Borgonzoni ci ha ricordato, forse a questo punto, parlando nel sonno".
"Venerdì scorso in quest'aula, durante il Question time, il mio gruppo consiliare e tutti gli altri gruppi che compongono la maggioranza abbiamo abbandonato l'aula durante l'intervento della collega Borgonzoni che chiedeva all'assessore Lepore, provo a interpretare, che l'Amministrazione comunale si facesse carico di un "censimento" che fotografasse quanti sono i praticanti musulmani sul nostro territorio. La ricerca sociologica a cui la consigliera invitava l'amministrazione ha lo scopo di comprendere se sia o meno opportuno che l'amministrazione conceda ad associazioni islamiche delle sedi a titolo gratuito. La consigliera si riferiva ad alcune questioni particolari per le quali già l'Assessore Lepore ha risposto. Niente di male a sapere quanti sono i musulmani sul nostro territorio che frequentano, come non v'è nulla di negativo nel chiedersi quanti siano i frequentanti la messa domenicale (tra il 15 e il 30% della popolazione italiana). Su questi temi c'è una letteratura sterminata e in regime di ristrettezze economiche invito la consigliera a spulciare tra i tanti dati che già ci sono: le assicuro che sarà appagata. La collega ha poi enfatizzato il gesto della maggioranza che usciva dall'aula, bollandolo come "sceneggiata" o come "gesto ridicolo". Mi sento chiamato in causa. Il gesto, semplice, ha un suo senso. Perché le sue richieste, all'apparenza innocue, nascondono quel filo rosso che troppo spesso certo leghismo folcloristico cela.
Quello che non si può tollerare è il continuo agire sulla leva emozionale citando il terrorismo accanto alla parola musulmano o islamico (sulle quali ho già fatto notare c'è un po' di ignoranza riguardo il loro utilizzo). Non sono qui per difendere la popolazione musulmana, ma ricordo alla consigliera e a tutti noi che a fronte della presenza da 17 anni in Italia della Moschea più grande d'Europa consacrata a Roma nel 1995, di attentati terroristici di matrice islamica non se ne ha notizia. Nessuno difende il terrorismo. Noi si difende la ragione, che, per citarla, non dorme dalla nostra parte, ma genera inutili mostri coi discorsi che tendono a porre sullo stesso piano la religione e la preghiera con il terrorismo. Continuare con questi discorsi, con questi parallelismi ha già dato pessimi frutti in Europa. Nessuno confonde la tragedia del popolo ebraico con la situazione dei musulmani. Ma nessuno può continuamente instillare il dubbio, dipingere chi vuole pregare e ne ha diritto, vive con noi e paga le tasse come qualcuno che sottovoce vuole minare una cultura e una convivenza millenaria, solo perché professa una religione che non è quella cristiana. Non è con le ampolle piene d'acqua magica, con riti druidici o con analisi sociologiche strampalate che si sconfiggono preconcetti e pregiudizi e si creano le condizioni per una civile convivenza.
Le armi da imbracciare sono quelle del rispetto delle regole e della cultura. Alimentare il sospetto non fa altro che distrarre le menti più deboli dai veri problemi e dalle vere cause, vuol dire sprofondare nel baratro del capro espiatorio travestito da inutile panacea, che nel
nostro continente ha già fatto troppi guai, e non mi riferisco solo ad Auschwitz o ai campi di concentramento. Mi riferisco anche ai Balcani e alla nostra città gemella Tuzla, che insieme a Srebrenica, subirono la cieca violenza del dato religioso identificato con un'etnia che impugna le armi accecato dal desiderio assolutista e di prevalenza sull'altro, che, perché diverso, non ha diritto di vita. Furono quasi 10000 i musulmani bosniaci uccisi nel 1995 mentre dalla parte opposta, come ricordavo prima si consacrava la Moschea di Roma. Stiamo attenti alle parole. Siamo responsabili. A volte sembrare innocue. Nessuno è immune da quel sonno della ragione che evoca mostri come la stessa consigliera Borgonzoni ci ha ricordato, forse a questo punto, parlando nel sonno".