Comunicati stampa

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CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA MARIARAFFAELLA FERRI (PD) SUGLI STUPRI DI GRUPPO


Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta della consigliera Maria Raffaella Ferri (Pd) sugli stupri di gruppo:

"Lo scorso 3/2, mentre l’attenzione di mezza Italia era concentrata sull’emergenza neve e gelo, ...

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Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta della consigliera Maria Raffaella Ferri (Pd) sugli stupri di gruppo:

"Lo scorso 3/2, mentre l’attenzione di mezza Italia era concentrata sull’emergenza neve e gelo, è uscita sulla stampa una notizia altrettanto “agghiacciante” e stupefacente: la Corte Suprema di Cassazione, vale a dire - se non sbaglio – il III livello di giudizio - il 20/1 u.s. ha sentenziato che lo stupro di gruppo è del tutto equiparabile allo stupro individuale, in quanto «presenta caratteristiche essenziali non difformi» (sentenza n.4377/12). Questo significa sostanzialmente che anche per gli autori della violenza sessuale di gruppo (o di branco) non è obbligatoria la carcerazione preventiva ed si possono applicare misure alternative di custodia, così come prevede sentenza 265/2010 emessa dalla Corte Costituzionale.
Non sono in grado né è opportuno qui analizzare le motivazioni giuridiche che hanno portato i giudici della Cassazione a tale Sentenza, ma desidero condividere con tutto il Consiglio Comunale alcune riflessioni sulla valenza che tale pronunciamento assume dal punto di vista culturale e sociale, anche in riferimento a quanto abbiamo approfondito negli incontri con le Associazioni della Rete cittadina Antiviolenza e nell’udienza conoscitiva che facemmo qualche mese fa, in congiunta con la V e la VII Commissione, sui temi del Femminicidio e la violenza contro le donne:
Vado per punti:
L’Aver esercitato violenza sessuale di gruppo per la sentenza non è considerata un’aggravante rispetto al reato individuale: credo che nessuna donna potrebbe concepire e sostenere tale tesi pensando allo stupro (ed infatti sono tutti uomini i giudici della sezione penale che si sono pronunciati in tal senso). Si fa fatica a comprendere anche come l’aggravante del gruppo non valga nel caso della violenza sessuale mentre per altri tipi di reato, contro la persona, la proprietà privata od il patrimonio, determina una modifica sostanziale del “peso” della responsabilità nel reato.
Leggendo la sentenza si evince che una delle tesi difensive del caso giudiziario in questione, si basa, come spessissimo avviene, sulla volontarietà dei rapporti sessuali, pacificamente intrattenuti con la donna: anche in questo caso dunque si fa riferimento alla “responsabilità” diretta o indiretta della donna nell’aver “provocato”, “accondisceso”, “acconsentito” al rapporto sessuale: riconoscere questa attenuante all’uomo ed ancor più al “branco” di uomini che esercitano violenza, significa spostare l’attenzione e l’attribuzione di responsabilità dall’autore del reato a quello della vittima, ed in fine, fa pensare che in Italia, non per tutti lo stupro è un atto inequivocabilmente grave ed aberrante, e forse, per qualcuno, resta un reato contro la morale e non contro la persona.
Non è la prima volta che la terza sezione penale della Corte di Cassazione si pronuncia in materia di violenza sulle donne in modo “sorprendente”: infatti resta emblematica la sentenza del 1999 che dichiarò l´insussistenza dello stupro, perché incompatibile con il fatto che la vittima indossasse i jeans, pantaloni – com’è noto - difficilmente sfilabili. Le Sentenze fanno diritto ma fanno anche cultura. In quel caso, come del resto per quest’ultima sentenza, si sono mobilitate soprattutto le donne, le parlamentari, le donne dei partiti, delle associazioni e dei movimenti. Credo che non sia più sufficiente: per contrastare ogni forma di violenza, sopruso e discriminazione di genere, serve far fronte comune fra donne e uomini, serve che sempre più uomini prendano parola e posizione rispetto a questi fatti, serve un forte investimento culturale ed educativo, a partire dalla scuola.
Infine:
A denunciare ci vuole coraggio – lo sappiamo - e le donne che hanno il coraggio di farlo necessitano di supporto, di assistenza e di tutela, come abbiamo sentito dalle operatrici del Centro Antiviolenza di Bologna. Ricordiamocelo, perché è un preciso impegno anche per il nostro Comune e compete anche a noi contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:15
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