CONSIGLIO COMUNALE IN OCCASIONE DEL "GIORNO DEL RICORDO", INTERVENTO DELLA VICESINDACO SILVIA GIANNINI
Si trasmette il discorso della vicesindaco del Comune di Bologna, Silvia Giannini, tenuto oggi nel corso della seduta del Consiglio comunale dedicata al "Giorno del Ricordo".
"Grazie Presidente,
autorità presenti, consigliere e con...
Data:
:
Si trasmette il discorso della vicesindaco del Comune di Bologna, Silvia Giannini, tenuto oggi nel corso della seduta del Consiglio comunale dedicata al "Giorno del Ricordo".
"Grazie Presidente,
autorità presenti, consigliere e consiglieri comunali, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Marino Segnan, e professor Fulvio Salimbeni, porto a tutti voi il saluto del sindaco Virginio Merola e dell’Amministrazione comunale tutta.
Oggi il Consiglio comunale e il Comune di Bologna tutto, si stringe ai parenti delle vittime, agli esuli, per portare una solidarietà incondizionata.
La Giornata del Ricordo, che come ha detto precedentemente la Presidente del Consiglio comunale, è stata istituita 2004 al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Ricordare quanto accaduto significa riconoscere un passato di conflitto e violenza, come ben ci ha ricordato il professore Salimbeni ella sua lezione e implica una riflessione sulle responsabilità e sulle mancanze, perché quegli errori non vengano più ripetuti ne mai dimenticati.
Questo ricordo sollecita anche una riflessione sulla necessità di andare oltre alle contese politiche, che in passato hanno visto la memoria divisa e la verità offuscata, usando il dolore delle persone come arma per finalità di parte. Occorre andare oltre a quelle finalità superiori, quelle finalità di diplomazia internazionali che, come ci ha ricordato il professore Salimbeni, hanno imposto per troppo tempo il silenzio. E' un fatto positivo, e motivo di sollievo, che oggi si possa parlare - come abbiamo fatto - di quegli eventi come una memoria condivisa che supera le parti, le divisioni politiche e altri superiori ragioni. La verità va sempre detta, non è e non deve mai essere scomoda. Vanno combattuti tutti gli usi strumentali della storia: archiviazioni, reticenze e negazioni.
La conoscenza storica deve avere un fine nobile, deve alimentare atteggiamenti di apertura e disponibilità all’approfondimento. Dico questo pensando soprattutto alle generazioni future, conoscere il proprio passato significa soprattutto crescere. Non possiamo essere testimoni attenti e sensibili del nostro tempo se non conosciamo il tempo che ci ha preceduto. Senza la conoscenza, senza il riconoscimento sulla responsabilità storica e politica e la ferma condanna di ogni tentativo di sminuire, giustificare e mitigare questa come altre tremende tragedie, non possiamo intraprendere quel nuovo cammino di civile convivenza e solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno. Dalla storia di violenza e sopraffazioni cui furono oggetto i nostri connazionali, condannati per il solo fatto di essere riconosciuti come italiani, emerge chiara ed evidente la necessità del dialogo, e di un superamento dei confini nazionali, per fare in modo che la nostra nuova frontiera sia davvero quell’Europa unita che dobbiamo impegnarci a perseguire non solo sul terreno delle istituzioni giuridiche ed economiche ma anche come coscienza comune, convivenza pacifica perché solo così possiamo risolvere e superare gli odi e le divisioni che purtroppo ancora, nel recente passato, hanno insanguinato il nostro continente e che rischiano sempre, in forme diverse, di riemergere.
La strada migliore per la soluzione dei conflitti è dunque il dialogo, il confronto democratico, entrando nel merito delle questioni, lasciando in secondo piano le ideologie, per depotenziare i contrasti, disinnescare i meccanismi di violenza, in favore del bene comune. Esiste oggi, anche nel nostro Paese, un pericolo evidente di nuove conflittualità tra persone di diversa provenienza e cultura, e anche tra parti della nostra stessa società e Nazione. Questa riflessione sul passato ci può aiutare ad accorgerci per tempo degli estremismi nascenti, a fermare gli atti espliciti di ostilità e di odio prima che sia troppo tardi. L’impegno di noi tutti deve essere orientato a considerare il confronto tra le diverse istanze culturali e politiche come opportune e necessarie alla ricerca del bene comune, all’interno delle regole costituzionali e democratiche che ci siamo dati, per il rispetto di ogni individuo.
Lo ribadisco ancora, conoscere il proprio passato vuole dire crescere, è infatti attraverso la memoria del passato che abbiamo la possibilità di riflettere su quanto accaduto, anche se doloroso. Questo ci aiuta a definire la nostra identità, capire chi siamo, da dove veniamo, chi sono e che cosa hanno fatto i nostri padri e i padri dei nostri padri e quanto perderemo se tornassimo indietro, cedendo al rancore e alla divisione fra i popoli. E' necessario conoscere il passato per poter pensare al futuro senza violenza e senza guerra che tanto dolore e perdita portano all'uomo e che, da chiunque abbiano origine, sono sempre u male da condannare.
Oltre all’eccidio delle foibe, oggi ricordiamo anche l’esodo di 350.000 italiani che forzatamente hanno abbandonato tutto e tutti per rimanere italiani. Ringrazio dunque ancora Marino Segnan e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per il lavoro che quotidianamente svolge, non per chiedere vendetta, ma per tenere viva una cultura e delle tradizioni che fondano le proprie origini nei tempi antichi della storia. Mi hanno fatto molto piacere le parole di Marino Segnan, attraverso le quali ha ringraziato il Comune di Bologna che continuerà sempre ad essere presente e dare il proprio contributo e la propria solidarietà. E riaffermerà sempre il proprio impegno a favore del dialogo e della concordia.
Ringrazio ancora il professor Salimbeni per l'interessante, lucido e autorevole inquadramento storico di quel periodo, di cui oggi ci ha fatto dono. Ringrazio l’Associazione dei familiari, le Autorità e a tutti per la vostra presenza".
"Grazie Presidente,
autorità presenti, consigliere e consiglieri comunali, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Marino Segnan, e professor Fulvio Salimbeni, porto a tutti voi il saluto del sindaco Virginio Merola e dell’Amministrazione comunale tutta.
Oggi il Consiglio comunale e il Comune di Bologna tutto, si stringe ai parenti delle vittime, agli esuli, per portare una solidarietà incondizionata.
La Giornata del Ricordo, che come ha detto precedentemente la Presidente del Consiglio comunale, è stata istituita 2004 al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Ricordare quanto accaduto significa riconoscere un passato di conflitto e violenza, come ben ci ha ricordato il professore Salimbeni ella sua lezione e implica una riflessione sulle responsabilità e sulle mancanze, perché quegli errori non vengano più ripetuti ne mai dimenticati.
Questo ricordo sollecita anche una riflessione sulla necessità di andare oltre alle contese politiche, che in passato hanno visto la memoria divisa e la verità offuscata, usando il dolore delle persone come arma per finalità di parte. Occorre andare oltre a quelle finalità superiori, quelle finalità di diplomazia internazionali che, come ci ha ricordato il professore Salimbeni, hanno imposto per troppo tempo il silenzio. E' un fatto positivo, e motivo di sollievo, che oggi si possa parlare - come abbiamo fatto - di quegli eventi come una memoria condivisa che supera le parti, le divisioni politiche e altri superiori ragioni. La verità va sempre detta, non è e non deve mai essere scomoda. Vanno combattuti tutti gli usi strumentali della storia: archiviazioni, reticenze e negazioni.
La conoscenza storica deve avere un fine nobile, deve alimentare atteggiamenti di apertura e disponibilità all’approfondimento. Dico questo pensando soprattutto alle generazioni future, conoscere il proprio passato significa soprattutto crescere. Non possiamo essere testimoni attenti e sensibili del nostro tempo se non conosciamo il tempo che ci ha preceduto. Senza la conoscenza, senza il riconoscimento sulla responsabilità storica e politica e la ferma condanna di ogni tentativo di sminuire, giustificare e mitigare questa come altre tremende tragedie, non possiamo intraprendere quel nuovo cammino di civile convivenza e solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno. Dalla storia di violenza e sopraffazioni cui furono oggetto i nostri connazionali, condannati per il solo fatto di essere riconosciuti come italiani, emerge chiara ed evidente la necessità del dialogo, e di un superamento dei confini nazionali, per fare in modo che la nostra nuova frontiera sia davvero quell’Europa unita che dobbiamo impegnarci a perseguire non solo sul terreno delle istituzioni giuridiche ed economiche ma anche come coscienza comune, convivenza pacifica perché solo così possiamo risolvere e superare gli odi e le divisioni che purtroppo ancora, nel recente passato, hanno insanguinato il nostro continente e che rischiano sempre, in forme diverse, di riemergere.
La strada migliore per la soluzione dei conflitti è dunque il dialogo, il confronto democratico, entrando nel merito delle questioni, lasciando in secondo piano le ideologie, per depotenziare i contrasti, disinnescare i meccanismi di violenza, in favore del bene comune. Esiste oggi, anche nel nostro Paese, un pericolo evidente di nuove conflittualità tra persone di diversa provenienza e cultura, e anche tra parti della nostra stessa società e Nazione. Questa riflessione sul passato ci può aiutare ad accorgerci per tempo degli estremismi nascenti, a fermare gli atti espliciti di ostilità e di odio prima che sia troppo tardi. L’impegno di noi tutti deve essere orientato a considerare il confronto tra le diverse istanze culturali e politiche come opportune e necessarie alla ricerca del bene comune, all’interno delle regole costituzionali e democratiche che ci siamo dati, per il rispetto di ogni individuo.
Lo ribadisco ancora, conoscere il proprio passato vuole dire crescere, è infatti attraverso la memoria del passato che abbiamo la possibilità di riflettere su quanto accaduto, anche se doloroso. Questo ci aiuta a definire la nostra identità, capire chi siamo, da dove veniamo, chi sono e che cosa hanno fatto i nostri padri e i padri dei nostri padri e quanto perderemo se tornassimo indietro, cedendo al rancore e alla divisione fra i popoli. E' necessario conoscere il passato per poter pensare al futuro senza violenza e senza guerra che tanto dolore e perdita portano all'uomo e che, da chiunque abbiano origine, sono sempre u male da condannare.
Oltre all’eccidio delle foibe, oggi ricordiamo anche l’esodo di 350.000 italiani che forzatamente hanno abbandonato tutto e tutti per rimanere italiani. Ringrazio dunque ancora Marino Segnan e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per il lavoro che quotidianamente svolge, non per chiedere vendetta, ma per tenere viva una cultura e delle tradizioni che fondano le proprie origini nei tempi antichi della storia. Mi hanno fatto molto piacere le parole di Marino Segnan, attraverso le quali ha ringraziato il Comune di Bologna che continuerà sempre ad essere presente e dare il proprio contributo e la propria solidarietà. E riaffermerà sempre il proprio impegno a favore del dialogo e della concordia.
Ringrazio ancora il professor Salimbeni per l'interessante, lucido e autorevole inquadramento storico di quel periodo, di cui oggi ci ha fatto dono. Ringrazio l’Associazione dei familiari, le Autorità e a tutti per la vostra presenza".