CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA PER RICORDARE FRANCESCO GALGANO
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, è intervenuto in apertura dei lavori della seduta odierna del Consiglio comunale per ricordare Francesco Galgano. Il Consiglio comunale ha poi osservato un minuto di silenzio.
Di seguito il testo dell'inte...
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Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, è intervenuto in apertura dei lavori della seduta odierna del Consiglio comunale per ricordare Francesco Galgano. Il Consiglio comunale ha poi osservato un minuto di silenzio.
Di seguito il testo dell'intervento del sindaco.
"Con Francesco Galgano è scomparso un grande e ineguagliabile Maestro:
Il Professore Emerito, lustro dell’Alma Mater Studiorum, insignito dei maggiori riconoscimenti da parte delle più prestigiose Università del mondo, generoso ed instancabile dispensatore del sapere, alla cui scuola illuminata si sono formate generazioni di operatori del diritto, che hanno studiato sui suoi manuali e hanno fruttuosamente attinto al rigore e alla straordinaria chiarezza concettuale ed espositiva del Suo insegnamento;
l’eminente giurista, di fama internazionale, profondamente convinto, come ebbe a scrivere, che “il diritto non è il riflesso inerte della società che lo ha prodotto ma che può operare come un vero e proprio piano, a lungo termine, di trasformazione della società”, lo studioso capace di cogliere, analizzare e interpretare con lucidità, precisione ed in chiave sempre originale e mai scontata l’essenza e la portata di fenomeni, come, da ultimo, la globalizzazione, al centro dei suoi studi più recenti, che hanno inciso ed incidono sugli assetti economici ed istituzionali degli ordinamenti giuridici nazionali del mondo occidentale.
L’Umanista, di vasta e profonda cultura classica, già allievo del Liceo Minghetti, dotato altresì di temperamento artistico e abile pittore, che ha saputo mettere a confronto in modo illuminante la cultura giuridica con le altre culture evidenziando il carattere creativo del diritto, il suo rapporto con la letteratura e le insospettate e sorprendenti relazioni tra esso e le arti figurative; il prestigioso Avvocato, la cui grandezza, come ha ricordato un suo illustre allievo, il Prof. Massimo Franzoni, si misura sul piano della retorica, cioè della tecnica del persuadere, che si traduce nel prendere sempre in esame l’argomento contrario alla tesi difensiva sostenuta per contrastarlo, sminuirlo, smontarlo. Dunque, il rigore dell’argomentazione per coerenza scientifica e per l’esatto adempimento dell’incarico defensionale.
L’uomo affabile e gentile, sensibile e disponibile, sempre pronto a mettere a parte gli altri del proprio sapere, capace di affascinare, in una conversazione privata come in una conferenza, per quella sua peculiare dote di giungere all’essenza del problema e di esporre con nitore e brillantezza, spesso non disgiunti da una garbata ed elegante ironia, gli stringenti passaggi del complesso e poderoso apparato logico – argomentativo.
Mi piace, infine, ricordare il professor Francesco Galgano come uomo delle Istituzioni, che ha servito e onorato la nostra città nel duplice ruolo, rivestito negli anni settanta, di Consigliere Comunale e di Assessore all’Istruzione. Erano anni ricchi di fermenti, connotati, in particolare, dall’istituzione delle regioni a statuto ordinario e, in ambito scolastico, dall’introduzione dei decreti delegati. Rileggendo, oggi, gli interventi svolti dal Prof. Galgano in Consiglio Comunale, non si può non rimanere colpiti ed ammirati dal rigore, dall’ampiezza e dalla modernità della sua visione politica: l’affermata necessità che i comuni, in nome delle esigenze di ordine collettivo che sono chiamati a soddisfare, rivendichino un preciso diritto all’utilizzazione delle risorse disponibili, sia in sede regionale sia in sede nazionale, partecipando, quali dirette parti interessate, a tutte le scelte che riguardano la programmazione economica.
Il riconoscimento costituzionale dell’autonomia degli enti locali interpretato come forma di riconoscimento costituzionale della libertà dell’uomo, alla luce del disposto dell’art. 5 della Carta fondamentale, a mente del quale la Repubblica non crea, non costituisce le autonomie ma si limita a riconoscerle, cioè le considera come qualcosa di preesistente nella coscienza sociale che deve soltanto essere regolato dall’attività legislativa, così come è qualche cosa di preesistente nella coscienza di ciascuno di noi il concetto di libertà; la valutazione dei decreti delegati, pur fra tante incertezze e gravi rischi, quali strumento di intervento democratico nella gestione della scuola italiana, nella più ampia prospettiva di “quella complessa riorganizzazione e riforma che garantisca veramente non una crescita caotica, demagogica e improduttiva del settore scolastico, ma un suo sviluppo moderno, democratico, culturalmente avanzato”. Gli esempi potrebbero continuare, ma non è questa la sede per approfondire tutti gli aspetti dell’articolato pensiero politico – amministrativo di Francesco Galgano. Ora si può e si deve ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per la crescita culturale, politica ed umana della nostra città e del nostro Paese. L’ esempio del Suo impegno e del Suo magistero saranno per noi un costante sprone a dare un contributo, ciascuno secondo il suo ruolo e le sue possibilità, all’edificazione di una società migliore, ove l’amore della conoscenza, il rispetto dell’uomo e la giustizia sociale siano i cardini di una pacifica e laboriosa convivenza civile".
Di seguito il testo dell'intervento del sindaco.
"Con Francesco Galgano è scomparso un grande e ineguagliabile Maestro:
Il Professore Emerito, lustro dell’Alma Mater Studiorum, insignito dei maggiori riconoscimenti da parte delle più prestigiose Università del mondo, generoso ed instancabile dispensatore del sapere, alla cui scuola illuminata si sono formate generazioni di operatori del diritto, che hanno studiato sui suoi manuali e hanno fruttuosamente attinto al rigore e alla straordinaria chiarezza concettuale ed espositiva del Suo insegnamento;
l’eminente giurista, di fama internazionale, profondamente convinto, come ebbe a scrivere, che “il diritto non è il riflesso inerte della società che lo ha prodotto ma che può operare come un vero e proprio piano, a lungo termine, di trasformazione della società”, lo studioso capace di cogliere, analizzare e interpretare con lucidità, precisione ed in chiave sempre originale e mai scontata l’essenza e la portata di fenomeni, come, da ultimo, la globalizzazione, al centro dei suoi studi più recenti, che hanno inciso ed incidono sugli assetti economici ed istituzionali degli ordinamenti giuridici nazionali del mondo occidentale.
L’Umanista, di vasta e profonda cultura classica, già allievo del Liceo Minghetti, dotato altresì di temperamento artistico e abile pittore, che ha saputo mettere a confronto in modo illuminante la cultura giuridica con le altre culture evidenziando il carattere creativo del diritto, il suo rapporto con la letteratura e le insospettate e sorprendenti relazioni tra esso e le arti figurative; il prestigioso Avvocato, la cui grandezza, come ha ricordato un suo illustre allievo, il Prof. Massimo Franzoni, si misura sul piano della retorica, cioè della tecnica del persuadere, che si traduce nel prendere sempre in esame l’argomento contrario alla tesi difensiva sostenuta per contrastarlo, sminuirlo, smontarlo. Dunque, il rigore dell’argomentazione per coerenza scientifica e per l’esatto adempimento dell’incarico defensionale.
L’uomo affabile e gentile, sensibile e disponibile, sempre pronto a mettere a parte gli altri del proprio sapere, capace di affascinare, in una conversazione privata come in una conferenza, per quella sua peculiare dote di giungere all’essenza del problema e di esporre con nitore e brillantezza, spesso non disgiunti da una garbata ed elegante ironia, gli stringenti passaggi del complesso e poderoso apparato logico – argomentativo.
Mi piace, infine, ricordare il professor Francesco Galgano come uomo delle Istituzioni, che ha servito e onorato la nostra città nel duplice ruolo, rivestito negli anni settanta, di Consigliere Comunale e di Assessore all’Istruzione. Erano anni ricchi di fermenti, connotati, in particolare, dall’istituzione delle regioni a statuto ordinario e, in ambito scolastico, dall’introduzione dei decreti delegati. Rileggendo, oggi, gli interventi svolti dal Prof. Galgano in Consiglio Comunale, non si può non rimanere colpiti ed ammirati dal rigore, dall’ampiezza e dalla modernità della sua visione politica: l’affermata necessità che i comuni, in nome delle esigenze di ordine collettivo che sono chiamati a soddisfare, rivendichino un preciso diritto all’utilizzazione delle risorse disponibili, sia in sede regionale sia in sede nazionale, partecipando, quali dirette parti interessate, a tutte le scelte che riguardano la programmazione economica.
Il riconoscimento costituzionale dell’autonomia degli enti locali interpretato come forma di riconoscimento costituzionale della libertà dell’uomo, alla luce del disposto dell’art. 5 della Carta fondamentale, a mente del quale la Repubblica non crea, non costituisce le autonomie ma si limita a riconoscerle, cioè le considera come qualcosa di preesistente nella coscienza sociale che deve soltanto essere regolato dall’attività legislativa, così come è qualche cosa di preesistente nella coscienza di ciascuno di noi il concetto di libertà; la valutazione dei decreti delegati, pur fra tante incertezze e gravi rischi, quali strumento di intervento democratico nella gestione della scuola italiana, nella più ampia prospettiva di “quella complessa riorganizzazione e riforma che garantisca veramente non una crescita caotica, demagogica e improduttiva del settore scolastico, ma un suo sviluppo moderno, democratico, culturalmente avanzato”. Gli esempi potrebbero continuare, ma non è questa la sede per approfondire tutti gli aspetti dell’articolato pensiero politico – amministrativo di Francesco Galgano. Ora si può e si deve ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per la crescita culturale, politica ed umana della nostra città e del nostro Paese. L’ esempio del Suo impegno e del Suo magistero saranno per noi un costante sprone a dare un contributo, ciascuno secondo il suo ruolo e le sue possibilità, all’edificazione di una società migliore, ove l’amore della conoscenza, il rispetto dell’uomo e la giustizia sociale siano i cardini di una pacifica e laboriosa convivenza civile".