CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA MIRKA COCCONCELLI (LEGA NORD) SULLE PARI OPPORTUNITA'
Si trasmette il testo dell'intervento d'inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega Nord) sulle pari opportunità.
"Provo un'istintiva repulsione per sistemi normativi di aiuto quali sono le “quote rosa”, che rappresent...
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Si trasmette il testo dell'intervento d'inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega Nord) sulle pari opportunità.
"Provo un'istintiva repulsione per sistemi normativi di aiuto quali sono le “quote rosa”, che rappresentano la negazione del sistema meritocratico e democratico; nel mondo del lavoro ci si afferma se si è preparati, motivati e impegnati nella vita professionale. Punto.
Certo, per noi donne, è più difficile ma anche più stimolante ed il grado di civiltà di un popolo si misura anche dalla posizione sociale raggiunta dal gentil sesso.
Alle donne che lavorano in ambienti prettamente maschili (leggasi giornaliste, magistrate, economiste, metal meccaniche, politiche, chirurghe, etc.) nessuno ha regalato niente e tutto quello che abbiamo ottenuto ce lo siamo guadagnato con il sudore della fronte ed i sacrifici, tanti!
A mio avviso le “quote rosa ” violano il principio di uguaglianza fra i generi e non c’è peggiore ingiustizia dell'uguaglianza fra disuguali.
Allora, mi domando, perché non creare quote anche per gli ermafroditi, per i bisex, che potrebbero sentirsi giustamente discriminati?
Un approccio corretto al problema consiste nel recuperare la diversità come presupposto e come valore intrinseco, in una serena alleanza fra generi.
Al posto delle quote rosa o azzurre si dovrebbero istituire “le quote di risultato”, ossia io vengo giudicata per quello che effettivamente faccio; quanto e come effettivamente lavoro e produco, sia in termini economici che professionali, indipendentemente dal sesso di appartenenza, che è assolutamente ininfluente ai fini di stilare una graduatoria meritocratica.
Non mi interessa che il magistrato che mi sta giudicando, il medico che mi sta curando, il politico che mi sta amministrando sia maschio o femmina, mi interessa che sia una persona tecnicamente preparata, professionalmente valida e che faccia con coscienza ed onestà il mestiere per cui è pagata.
La scarsa presenza femminile ai vertici di tutte le Organizzazioni, private e pubbliche, è un problema effettivo e concretamente esistente in tutta la società, che è stata finora plasmata, per rispondere ad esigenze e necessità prettamente maschili. Va cambiata la forma mentis. E’ necessario spingere la collettività a riflettere sulle diversità di genere che sono una ricchezza, un valore aggiunto; non è un fatto privato di donne carrieriste, ma una chance per la collettività, al fine di recuperare risorse umane che potrebbero andare perdute.
Noi donne non vogliamo privilegi ma chiediamo norme che ci aiutino a conciliare valori complessi come il lavoro e la cura della famiglia, senza essere obbligate a scelte drastiche fra carriera ed affetti, scelte a cui il sesso maschile solitamente non è assoggettato.
Per avere pari opportunità di genere e’ indispensabile che proprio la politica promuova iniziative quali, le solite cose trite e ritrite che annunciamo da anni:
-incoraggiare il lavoro autonomo e l'imprenditoria femminile con sgravi fiscali,
-potenziare economicamente i congedi parentali,
-incentivare la creazione di strutture per l'assistenza all'infanzia,
-parità retributiva fra sessi per lo stesso lavoro e/o per lavori equipollenti
-incoraggiare le donne a scegliere professioni non tradizionali,
-proporre norme più incisive sulla violenza alle donne, dato che almeno il 25% delle europee è stato oggetto di violenze fisiche almeno una volta nella vita e considerando che, in Italia,si assiste ad un vero e proprio femminicidio, dato che dal 1989 al 2011 sono state trucidate da mariti, ex, conviventi e familiari 133 donne, 11 all'anno.
Quindi noi non vogliamo privilegi di sorta, forniteci dei mezzi adeguati per combattere ad armi pari ed ad emergere ci penseremo noi. Parafrasando Archimede: datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo."
"Provo un'istintiva repulsione per sistemi normativi di aiuto quali sono le “quote rosa”, che rappresentano la negazione del sistema meritocratico e democratico; nel mondo del lavoro ci si afferma se si è preparati, motivati e impegnati nella vita professionale. Punto.
Certo, per noi donne, è più difficile ma anche più stimolante ed il grado di civiltà di un popolo si misura anche dalla posizione sociale raggiunta dal gentil sesso.
Alle donne che lavorano in ambienti prettamente maschili (leggasi giornaliste, magistrate, economiste, metal meccaniche, politiche, chirurghe, etc.) nessuno ha regalato niente e tutto quello che abbiamo ottenuto ce lo siamo guadagnato con il sudore della fronte ed i sacrifici, tanti!
A mio avviso le “quote rosa ” violano il principio di uguaglianza fra i generi e non c’è peggiore ingiustizia dell'uguaglianza fra disuguali.
Allora, mi domando, perché non creare quote anche per gli ermafroditi, per i bisex, che potrebbero sentirsi giustamente discriminati?
Un approccio corretto al problema consiste nel recuperare la diversità come presupposto e come valore intrinseco, in una serena alleanza fra generi.
Al posto delle quote rosa o azzurre si dovrebbero istituire “le quote di risultato”, ossia io vengo giudicata per quello che effettivamente faccio; quanto e come effettivamente lavoro e produco, sia in termini economici che professionali, indipendentemente dal sesso di appartenenza, che è assolutamente ininfluente ai fini di stilare una graduatoria meritocratica.
Non mi interessa che il magistrato che mi sta giudicando, il medico che mi sta curando, il politico che mi sta amministrando sia maschio o femmina, mi interessa che sia una persona tecnicamente preparata, professionalmente valida e che faccia con coscienza ed onestà il mestiere per cui è pagata.
La scarsa presenza femminile ai vertici di tutte le Organizzazioni, private e pubbliche, è un problema effettivo e concretamente esistente in tutta la società, che è stata finora plasmata, per rispondere ad esigenze e necessità prettamente maschili. Va cambiata la forma mentis. E’ necessario spingere la collettività a riflettere sulle diversità di genere che sono una ricchezza, un valore aggiunto; non è un fatto privato di donne carrieriste, ma una chance per la collettività, al fine di recuperare risorse umane che potrebbero andare perdute.
Noi donne non vogliamo privilegi ma chiediamo norme che ci aiutino a conciliare valori complessi come il lavoro e la cura della famiglia, senza essere obbligate a scelte drastiche fra carriera ed affetti, scelte a cui il sesso maschile solitamente non è assoggettato.
Per avere pari opportunità di genere e’ indispensabile che proprio la politica promuova iniziative quali, le solite cose trite e ritrite che annunciamo da anni:
-incoraggiare il lavoro autonomo e l'imprenditoria femminile con sgravi fiscali,
-potenziare economicamente i congedi parentali,
-incentivare la creazione di strutture per l'assistenza all'infanzia,
-parità retributiva fra sessi per lo stesso lavoro e/o per lavori equipollenti
-incoraggiare le donne a scegliere professioni non tradizionali,
-proporre norme più incisive sulla violenza alle donne, dato che almeno il 25% delle europee è stato oggetto di violenze fisiche almeno una volta nella vita e considerando che, in Italia,si assiste ad un vero e proprio femminicidio, dato che dal 1989 al 2011 sono state trucidate da mariti, ex, conviventi e familiari 133 donne, 11 all'anno.
Quindi noi non vogliamo privilegi di sorta, forniteci dei mezzi adeguati per combattere ad armi pari ed ad emergere ci penseremo noi. Parafrasando Archimede: datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo."