CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA MIRKA COCCONCELLI (LEGA NORD) SULLE VITTIME DELLE MAFIE
Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulla giornata in ricordo delle vittime delle mafie.
"Anche in Emilia-Romagna è ormai diffusa ed evidente la mala pianta delle infiltrazion...
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Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulla giornata in ricordo delle vittime delle mafie.
"Anche in Emilia-Romagna è ormai diffusa ed evidente la mala pianta delle infiltrazioni mafiose che avvolge i tessuti imprenditoriali e produttivi locali,tanto da creare una sede DIA (divisione investigativa antimafia) anche nella civilissima Bologna.
E’ stato creato questo avamposto per contrastare, con ogni mezzo, la criminalità organizzata e per creare la cultura della legalità che è il vero antidoto alla mafia e come asseriva Antonino Caponnetto “la mafia teme più la scuola della giustizia”.
Le organizzazioni mafiose si sono radicate nel nostro territorio dal lontano 1958, grazie all’applicazione della scellerata legge del soggiorno obbligato, che avrebbe poi permesso la contaminazione dell’intera regione,ignorando la pericolosità dei cosiddetti “uomini d’onore”,che si impossessarono del nostro territorio,grazie all’incoscienza ed all’insipienza di legislatori poco accorti, i quali ritenevano che estirpando i mafiosi dalla terra d’origine, si potesse recidere il cordone ombelicale e renderli inoffensivi.
Beata incoscienza!
Tra il 1958 ed il 1995,l’Emilia-Romagna diventa terra di conquista del multiculturalismo mafioso, per un totale di 3.562 soggiorni obbligati di boss e affiliati vari.
A Bologna e Provincia iniziano a convivere ed a cooperare,creando un equilibrio stabile,frutto di un bilanciamento di interessi :
-la ‘ndrangheta: i Mammoliti,Nirta-Strangio,gli Acri e Ventrici
- la mafia-cosa nostra:i Di Maggio,i corleonesi, con Giacomo Riina,Commendatore,Gambino ed Epaminonda
- la camorra:i Licciardi, i Russo e Schiavone.
La Mafia in Emilia non è più rappresentata dal classico gangster “con coppola e lupara”,ma è la mafia dei colletti bianchi,della grande finanza;la mafia imprenditrice che si mimetizza anche con legami economico-istituzionali.
Nel 2010, boom di segnalazioni dagli istituti bancari, per operazioni sospette,legate alla criminalità organizzata:+ 121% rispetto al 2009 e province più colpite sono state Bologna e Modena,come segnalato da Marco Amadori (segretario generale dei bancari,Fiba-Cisl) drante il seminario del 21/10/2011 “Legalità,sviluppo e credito”tenutosi a Bologna.Amadori ha ribadito il concetto che le mafie riciclano i proventi illeciti proprio dove l’economia è più sviluppata.
Della serie la mafia al Sud spara,al Nord fa affari, soprattutto nel campo dell’ usura,bische,droga, discariche, edilizia e cave estrattive. Valentino Minarelli Segretario reg. Fillea-Cgil (sindacato edili) afferma che il controllo del territorio,da parte della mafia nell’edilizia è non solo evidente,ma anche documentato da dati oggettivi.
In un’intervista il Prof.Ivan Cicconi, responsabile dell’Osservatorio Itaca, sulla trasparenza degli appalti e autore del libro:” Infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione degli appalti pubblici”, asserisce che le mafie non si infiltrano più, ma sono veri e propri partner dell’imprenditoria emiliano-romagnola e gran parte degli amministratori,purtroppo,lo ignorano per tutelare l’immagine della città e ne parlano solo quando arriva l’arresto eccellente.
A pg. 10 del bellissimo dossier ”Le Mafie in Emilia-Romagna”, preparato dagli studenti di scienze politiche e giurisprudenza,in collaborazione con l’articolo 21.info e la rete No Name-Antimafia in movimento,si evince il grado di compenetrazione tra mafia-edilizia-corruzione-appalti e si legge che, nel 1992 come già accertato dall’autorità giudiziaria, gli affari di Icla società mista mafioso -camorrista, si mescolano con un colosso cooperativo emiliano, conquistando l’appalto per il progetto di ristrutturazione di Piazza Maggiore. Nel 1996 la Icla è messa sotto accusa dalla commissione antimafia,presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, per la ricostruzione post terremoto in Irpinia ed in Basilicata.
Nel silenzio e nell’indifferenza generale le mafie prosperano, fanno affari,rubano territorio,escludono l’economia legale,inquinano la politica e mortificano le persone oneste,ma l’Emilia ha gli anticorpi per contrastare questa infezione? Sì, a patto che la mafia venga colpita nel patrimonio e sostenendo i comuni nella gestione dei beni confiscati.
A Bologna gli immobili confiscati sono 12,tra cui 3 locali interrati di v.Galliera,villa “La Celestina” in via Boccaccio e un grande appartamento nella galleria Falcone e Borsellino,proprio di fianco alla Questura. Le aziende confiscate a Bologna e provincia sono 38,fra cui l’albergo di lusso “King Rose” a Granarolo, sequestrato alla ‘ndrangheta,ma la gestione od il riuso dei terreni ai fini sociali non è possibile a causa della pendenza dei procedimenti penali o perché le aziende ed i terreni sono coperti da debiti che il Comune non può riscattare, in quanto troppo onerosi.
A questo punto mi chiedo e vi chiedo ha ancora un senso la legge regionale n.3 del 9 maggio 2011 ed il nostro Odg 47/2011, approvato all’unanimità dal Consiglio comunale,o sono inutili parole al vento che non si concretizzano in una lotta fattiva contro la mafia.
Noi bolognesi dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre la siepe,creare anticorpi democratici per debellare e sconfiggere il bubbone mafioso senza strumentalismi, sapendo che il silenzio delle istituzioni uccide più delle pallottole. Falcone diceva che la mafia è un fatto umano e come tale ha un inizio ed avrà una fine, a patto che il cittadino sia affiancato dalle forze migliori delle istituzioni e questo lo dobbiamo ai Cassarà,ai Chinnici, ai Mattarella, ai Pio La Torre,ai Livatino, ai Puglisi, ai Falcone,ai Borsellino, tutte persone che si sono immolate,quali agnelli sacrificali per la ricerca della verità,per quanto scomoda essa fosse; le stesse persone che alla domanda ”ma chi te lo fa fare, hanno risposto “per voi”!"
"Anche in Emilia-Romagna è ormai diffusa ed evidente la mala pianta delle infiltrazioni mafiose che avvolge i tessuti imprenditoriali e produttivi locali,tanto da creare una sede DIA (divisione investigativa antimafia) anche nella civilissima Bologna.
E’ stato creato questo avamposto per contrastare, con ogni mezzo, la criminalità organizzata e per creare la cultura della legalità che è il vero antidoto alla mafia e come asseriva Antonino Caponnetto “la mafia teme più la scuola della giustizia”.
Le organizzazioni mafiose si sono radicate nel nostro territorio dal lontano 1958, grazie all’applicazione della scellerata legge del soggiorno obbligato, che avrebbe poi permesso la contaminazione dell’intera regione,ignorando la pericolosità dei cosiddetti “uomini d’onore”,che si impossessarono del nostro territorio,grazie all’incoscienza ed all’insipienza di legislatori poco accorti, i quali ritenevano che estirpando i mafiosi dalla terra d’origine, si potesse recidere il cordone ombelicale e renderli inoffensivi.
Beata incoscienza!
Tra il 1958 ed il 1995,l’Emilia-Romagna diventa terra di conquista del multiculturalismo mafioso, per un totale di 3.562 soggiorni obbligati di boss e affiliati vari.
A Bologna e Provincia iniziano a convivere ed a cooperare,creando un equilibrio stabile,frutto di un bilanciamento di interessi :
-la ‘ndrangheta: i Mammoliti,Nirta-Strangio,gli Acri e Ventrici
- la mafia-cosa nostra:i Di Maggio,i corleonesi, con Giacomo Riina,Commendatore,Gambino ed Epaminonda
- la camorra:i Licciardi, i Russo e Schiavone.
La Mafia in Emilia non è più rappresentata dal classico gangster “con coppola e lupara”,ma è la mafia dei colletti bianchi,della grande finanza;la mafia imprenditrice che si mimetizza anche con legami economico-istituzionali.
Nel 2010, boom di segnalazioni dagli istituti bancari, per operazioni sospette,legate alla criminalità organizzata:+ 121% rispetto al 2009 e province più colpite sono state Bologna e Modena,come segnalato da Marco Amadori (segretario generale dei bancari,Fiba-Cisl) drante il seminario del 21/10/2011 “Legalità,sviluppo e credito”tenutosi a Bologna.Amadori ha ribadito il concetto che le mafie riciclano i proventi illeciti proprio dove l’economia è più sviluppata.
Della serie la mafia al Sud spara,al Nord fa affari, soprattutto nel campo dell’ usura,bische,droga, discariche, edilizia e cave estrattive. Valentino Minarelli Segretario reg. Fillea-Cgil (sindacato edili) afferma che il controllo del territorio,da parte della mafia nell’edilizia è non solo evidente,ma anche documentato da dati oggettivi.
In un’intervista il Prof.Ivan Cicconi, responsabile dell’Osservatorio Itaca, sulla trasparenza degli appalti e autore del libro:” Infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione degli appalti pubblici”, asserisce che le mafie non si infiltrano più, ma sono veri e propri partner dell’imprenditoria emiliano-romagnola e gran parte degli amministratori,purtroppo,lo ignorano per tutelare l’immagine della città e ne parlano solo quando arriva l’arresto eccellente.
A pg. 10 del bellissimo dossier ”Le Mafie in Emilia-Romagna”, preparato dagli studenti di scienze politiche e giurisprudenza,in collaborazione con l’articolo 21.info e la rete No Name-Antimafia in movimento,si evince il grado di compenetrazione tra mafia-edilizia-corruzione-appalti e si legge che, nel 1992 come già accertato dall’autorità giudiziaria, gli affari di Icla società mista mafioso -camorrista, si mescolano con un colosso cooperativo emiliano, conquistando l’appalto per il progetto di ristrutturazione di Piazza Maggiore. Nel 1996 la Icla è messa sotto accusa dalla commissione antimafia,presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, per la ricostruzione post terremoto in Irpinia ed in Basilicata.
Nel silenzio e nell’indifferenza generale le mafie prosperano, fanno affari,rubano territorio,escludono l’economia legale,inquinano la politica e mortificano le persone oneste,ma l’Emilia ha gli anticorpi per contrastare questa infezione? Sì, a patto che la mafia venga colpita nel patrimonio e sostenendo i comuni nella gestione dei beni confiscati.
A Bologna gli immobili confiscati sono 12,tra cui 3 locali interrati di v.Galliera,villa “La Celestina” in via Boccaccio e un grande appartamento nella galleria Falcone e Borsellino,proprio di fianco alla Questura. Le aziende confiscate a Bologna e provincia sono 38,fra cui l’albergo di lusso “King Rose” a Granarolo, sequestrato alla ‘ndrangheta,ma la gestione od il riuso dei terreni ai fini sociali non è possibile a causa della pendenza dei procedimenti penali o perché le aziende ed i terreni sono coperti da debiti che il Comune non può riscattare, in quanto troppo onerosi.
A questo punto mi chiedo e vi chiedo ha ancora un senso la legge regionale n.3 del 9 maggio 2011 ed il nostro Odg 47/2011, approvato all’unanimità dal Consiglio comunale,o sono inutili parole al vento che non si concretizzano in una lotta fattiva contro la mafia.
Noi bolognesi dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre la siepe,creare anticorpi democratici per debellare e sconfiggere il bubbone mafioso senza strumentalismi, sapendo che il silenzio delle istituzioni uccide più delle pallottole. Falcone diceva che la mafia è un fatto umano e come tale ha un inizio ed avrà una fine, a patto che il cittadino sia affiancato dalle forze migliori delle istituzioni e questo lo dobbiamo ai Cassarà,ai Chinnici, ai Mattarella, ai Pio La Torre,ai Livatino, ai Puglisi, ai Falcone,ai Borsellino, tutte persone che si sono immolate,quali agnelli sacrificali per la ricerca della verità,per quanto scomoda essa fosse; le stesse persone che alla domanda ”ma chi te lo fa fare, hanno risposto “per voi”!"