Comunicati stampa

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CONSIGLIO COMUNALE IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE MAFIE, L'INTERVENTO DEL SINDACO DI BOLOGNA VIRGINIO MEROLA


Si trasmette l'intervento tenuto dal Sindaco di Bologna, Virginio Merola, durante il Consiglio comunale straordinario in ricordo delle vittime delle mafie.

"Dopo la splendida giornata del 17 marzo, dove al Porto Antico di Genova don Luigi Ciot...

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Si trasmette l'intervento tenuto dal Sindaco di Bologna, Virginio Merola, durante il Consiglio comunale straordinario in ricordo delle vittime delle mafie.

"Dopo la splendida giornata del 17 marzo, dove al Porto Antico di Genova don Luigi Ciotti ha parlato davanti a più di 400 familiari di vittime di mafia ed a oltre centomila persone, oggi in tutta Italia si svolgono tantissime iniziative per ricordare le vittime innocenti delle mafie. Grazie all’impegno dell’Associazione Libera, un coordinamento di 1500 associazioni, gruppi, scuole impegnate per promuovere una cultura della legalità contro tutte le mafie, e grazie al supporto delle Istituzioni, tante iniziative si terranno anche nella nostra città. Questa mattina, gli studenti bolognesi, riuniti in piazza Nettuno, hanno letto tutti i nomi delle vittime di mafia. Centinaia. E così tanti altri giovani hanno fatto in altrettante piazze italiane: un grido silenzioso che ha unito l’intero Paese.

Un ricordo particolare va oggi ad Angelo Vassallo, primo cittadino di Pollica, uomo coerente ed onesto, servitore della Repubblica e della propria comunità, assassinato vilmente per aver svolto il proprio dovere, per aver voluto difendere la propria terra. Il sindaco, definito da tutti il “pescatore”, per la passione verso la pesca ed il mare, amava la sua città, la natura e l’ambiente che lo circondava. Angelo Vassallo riteneva che per sconfiggere la criminalità organizzata si dovesse partire dalle cosiddette piccole cose, dalla fedeltà al mandato ricevuto dai cittadini, e dall’amore verso la cosa pubblica. E proprio questo coraggio, questa sua scelta di vita, gli sono costati la vita. Vassallo è stato ucciso perché era il simbolo della buona politica, di quella politica che fonda le proprie radici nella legalità, nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiente, dei cittadini, del bene comune. Angelo Vassallo è stato assassinato perché andava in direzione ostinata e contraria agli interessi di chi voleva speculare sulla terra in cui viveva. Angelo Vassallo deve essere dunque, oggi più che mai, esempio da seguire per tutti gli amministratori pubblici, e modello da seguire per le generazioni presenti e future.

E per questo sarebbe un onore per Bologna condividere un gemellaggio con la comunità di Pollica, signor sindaco, caro Stefano. Spero che presto realizzeremo questo gemellaggio insieme.

Oggi siamo qui riuniti non solo per ricordare le vittime di mafia, non solo per rendere omaggio ad un uomo con la schiena dritta ed un amore sconfinato per la propria comunità, ma per rinnovare il nostro impegno a lottare contro tutte le mafie. Ritengo molto importante che la società e in particolare i giovani reagiscano ai soprusi della criminalità organizzata. Così come è importante la determinazione nelle azioni di contrasto, che è e deve restare una priorità delle Istituzioni, della magistratura e delle Forze di Polizia, insieme ai cittadini, alla scuola, e alle associazioni economiche e sociali della nostra comunità.

Nessuna sottovalutazione è possibile dunque, proprio perché, come ha detto il Procuratore Capo di Bologna, ‘qui è più difficile distinguere il buono dal cattivo, perché qui si intrecciano’. A tal proposito voglio riprendere il messaggio lanciato a Genova da don Ciotti. “Pericoloso sarebbe oggi abbassare la guardia”, ha detto alla folla che lo ascoltava, rievocando la definizione che il giudice Paolo Borsellino usava quando sentiva dire che la mafia era sconfitta: “Perniciose illusioni”.

E sono proprio illusioni simili che possono provocare gravi danni, perché la mafia non solo è ancora viva e forte, anche nel nostro territorio regionale, ma perché tali illusioni minano alla base l’impegno nel contrasto alle mafie, alleggerendo le coscienze e impedendo di comprendere che ognuno di noi ha il potere e il dovere di fare qualcosa. Il problema, come ha ricordato don Ciotti a Genova, è quella che lui stesso chiama “la zona grigia”. Quella serie di atteggiamenti che permettono alla criminalità organizzata di vivere e prosperare tranquilla anche nella nostra realtà: l’omertà, la delega, l’indifferenza, a volte, anche la rassegnazione.

Sono convinto che la nostra comunità regionale e locale abbia gli anticorpi per contrastare la cultura e l’attività mafiosa, e sono consapevole del ruolo importante della politica nell’essere protagonista attiva di misure e azioni incisive, come testimoniano le recenti misure legislative della nostra regione e le azioni per il controllo degli appalti e delle procedure che vedono coinvolti i comuni della nostra area metropolitana.

Come Amministrazione comunale guardiamo con interesse a tutte le proposte e le iniziative, soprattutto quelle di base attivate da studenti e cittadini organizzati, e concordiamo con quanti segnalano al Governo la necessità di promuovere e difendere la legalità, ancora di più oggi che si discute di liberalizzazioni e semplificazioni amministrative.

Non c’è Sud o Nord, la mafia è un fenomeno sovranazionale e nessuno può ritenere che la propria azione amministrativa, la propria comunità, siano al sicuro. Ripeto, nessuna sottovalutazione è possibile, anche perché oggi le difficoltà pesano molto sulla regolare conduzione delle aziende, spinte dalla situazione di crisi generale a cercare di raggiungere guadagni sicuri.

Mafie, corruzione, illegalità: sono l'altra faccia dell'Italia, tre criticità che colpiscono tutta la Penisola. Negli ultimi cinque anni anche il Nord-Italia ha, infatti, registrato dati allarmanti che indicano come questi fenomeni non siano una prerogativa solo del nostro Mezzogiorno. E i numeri parlano chiaro: dal 2006 al 2010 ci sono state 7.139 infrazioni, 9.476 persone denunciate, 1.198 sequestri, 9 arresti. Senza contare lo scioglimento forzato o le dimissioni anticipate di consigli comunali per infiltrazioni mafiose, Piani di governo del territorio scritti e riscritti "sotto dettatura" da criminali, professionisti sorpresi con la mazzetta in mano. E ancora: omicidi, sequestri, denunce. In Emilia-Romagna la situazione non è diversa rispetto alle altre regioni del Nord: la nostra regione si posiziona infatti al terzo posto nella poco rassicurante classifica degli illeciti del ciclo del cemento, con 1.431 persone denunciate (15% del totale del Nord Italia), e 243 sequestri effettuati. La relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia, descrive chiaramente quanto la presenza dei clan mafiosi in Emilia-Romagna sia una realtà acquisita, con una consolidata presenza delle imprese mafiose negli appalti, nelle speculazioni immobiliari e nel traffico illecito di rifiuti. Come si legge nelle relazioni della Direzione investigativa antimafia, la 'ndrangheta e i clan della camorra sono le organizzazioni criminali più radicate nella nostra regione.

Bisogna dunque, creare condizioni economiche e sociali perché le mafie non possano attecchire, non possano continuare ad avvelenare l’economia e la società. Concordo con chi sostiene che per uscire dalla crisi perciò ci sia bisogno di dare anche una risposta sociale, e non solo economica.

E questo coinvolge necessariamente anche la lotta alla criminalità organizzata. Faccio dunque mio il messaggio che don Ciotti ha lanciato dal palco di Genova: “Se non c’è una risposta sociale, che comincia dalla dignità del lavoro, non riusciremo mai ad uscire dal problema delle mafie”. Per realizzare questo, alla solidarietà vanno affiancati i diritti e la giustizia sociale.

Oggi le nostre istituzioni elettive, purtroppo, sappiamo che non godono di buona fama, ma c’è un’ampia riserva di istituzioni democratiche nel nostro Paese che possono permettersi di praticare la speranza nel modo più efficace: costruendola dal basso.

Penso quindi che ci siano ragioni per sperare, perchè “La speranza non è in vendita” come dimostra il libro di Don Ciotti. Per ben sperare occorre una cosa che al nostro Paese è mancata per troppo tempo: la capacità di essere aderenti alla realtà, e quindi aprire davvero una prospettiva al cambiamento delle cose che non vanno, partendo dall’interrogarsi sulle nostre responsabilità personali e verso gli altri.

Come Amministrazione e Consiglio comunale faremo la nostra parte. Vogliamo in particolare costruire un osservatorio per la legalità, che vorremmo ospitare in uno dei primi beni confiscati alla mafia che entreranno nelle nostre disponibilità. L’obiettivo è quello di creare un punto di riferimento cittadino per la realizzazione di percorsi formativi rivolti agli studenti e alla sensibilizzazione della cittadinanza su questi temi, insieme alle numerose attività già organizzate nelle scuole, in rete con l’Associazione Libera Terra.

E a proposito di beni confiscati deve continuare la collaborazione con la nostra Università per aumentare la conoscenza del fenomeno mafioso, formando personale preparato in specifico sul tema delle procedure per l’acquisizione e l’utilizzo dei beni confiscati. Per questo parteciperemo al Master specifico organizzato su questo tema.

Insieme, con la consapevolezza che ricordare le vittime della mafia significa prima di tutto assumere un impegno contro le mafie, dovunque operiamo, nella nostra vita quotidiana, in città".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:14
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