Comunicati stampa

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CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE LORENZO CIPRIANI (AMELIA PER BO) SUL LAVORO NERO IN SALA BORSA


Di seguito il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per Bo) sul lavoro nero in Sala Borsa.

"Alla fine di gennaio la Direzione Territoriale de Lavoro di Bologna ha effettuato un'ispezione presso i local...

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Di seguito il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per Bo) sul lavoro nero in Sala Borsa.

"Alla fine di gennaio la Direzione Territoriale de Lavoro di Bologna ha effettuato un'ispezione presso i locali all'interno di Sala Borsa dati in gestione, in attuazione della Determinazione Dirigenziale P.G. n. 110969/2008 - alla Pasticceria Laganà.
Durante l'ispezione, una giovane lavoratrice del bar ha dichiarato di lavorare lì da oltre un mese senza aver sottoscritto alcun contratto di lavoro, priva cioè delle tutele retributive e normative previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro di settore, nonché delle tutele previdenziali e sanitarie che per legge spettano ai lavoratori.
Il lavoratore ha altresì dichiarato di non essere l'unico in quella condizione e di aver lavorato dal 13 dicembre tutti i giorni ininterrottamente dal martedì al sabato, tranne per i giorni di chiusura della Sala Borsa. Dal 30 gennaio 2012, inoltre, il lavoratore ha dichiarato di aver lavorato tutti i giorni, dalle 10 alle 20, superando il limite delle 35 ore settimanali.
Infine, il lavoratore ha dichiarato di essere stato pagato per il solo mese di dicembre, e in contanti.
Nulla di speciale, qualcuno potrebbe obiettare. Una storia di ordinaria illegalità di quelle che coinvolgono la stragrande maggioranza dei giovani in Italia, e Bologna non si distingue. Purtroppo, tante sono le storie come quella di Sara. Tante sono le storie di giovani donne e uomini che pur di lavorare sono costretti ad accettare forme di lavoro legalmente borderline, quando non palesemente fuori legge. Sono costretti a privarsi di quelle tutele che la legge prevede per loro perché “o così, o fuori c’è la fila”.
Non scandalizza proprio più nessuno il fatto che questa palese violazione di ogni norma relativa al rispetto delle normali regole di un regolare rapporto di lavoro avvenisse nel cuore culturale di Bologna, in quella Sala Borsa che l'amministrazione sta operando, meritoriamente, per aprire anche la domenica?
Quando andremo a prendere un caffè dopo aver assistito a una mostra fotografica, dopo aver preso in prestito un libro, dopo aver assistito a una conferenza (magari sul rispetto dei diritti dei lavoratori o sull'attualità della Costituzione Italiana) dovremo chiederci se chi ci sta porgendo la tazzina è un lavoratore in nero? O dovremo far finta di non pensarci?
Questo mi chiedo: questa città si scandalizza ancora di qualcosa? Quando parla dei suoi giovani, che con fatica cercano di costruirsi un proprio spazio e un proprio futuro è disposta ad accettare tutto facendo spallucce rassegnate?
E poi però, magari con aria tronfia e orgogliosa, a un non bolognese che passa dal Nettuno, davanti al sacrario dei caduti, siamo capaci di dire: “ecco, quella è Sala Borsa, il cuore culturale di Bologna. Vieni, te la mostro, anzi, andiamo a prenderci un caffè”.
E’ evidente che il sig. Laganà ha tutto il diritto di difendersi da quanto detto dalla giovane precaria agli ispettori del lavoro. E io sono disposto sin da ora a mettergli a disposizione questo mio diritto di tribuna per rendergli omaggio, se dovesse dimostrare di avere ragione.
Ma l'amministrazione ha il dovere di verificare se questa violazione c’è stata, e nel caso ci sia stata, ha il dovere di far valere il contratto di gestione e il Protocollo sugli Appalti sottoscritto nel 2005 dal sindaco Cofferati e dalle OO.SS e che considera “imprescindibili”, per gli appalti pubblici:
il tassativo e integrale rispetto dei contratti collettivi nazionali di lavoro del settore;
il rispetto delle norme sulla sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro;
il rispetto di tutti gli adempimenti di legge nei confronti dei lavoratori, dipendenti o soci.
Se quanto dichiarato dalla lavoratrice corrispondesse al vero, il protocollo arriva a prevedere la rescissione del contratto d'appalto e l'esclusione per i successivi 36 mesi da ogni gara.
Ringrazio il consigliere Critelli per il lavoro comune, credo che verificare l'effettiva presenza di lavoratori in nero, specie se all'interno di luoghi pubblici, sia doveroso per noi giovani consiglieri comunali, soprattutto quando a essere colpiti sono i nostri coetanei, che invito a contattarci per denunciare situazioni di possibile illegalità."

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:14
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