CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA ROSSELLA LAMA (PD) SU ECONOMIA E SVILUPPO
Si trasmette il testo dell'intervento d'inizio seduta della consigliera Rossella Lama (Pd) su economia e sviluppo.
"Come previsto, la crisi europea scaturita dalle politiche dall'asse Merkel Sarkozy, ha occupato i lavori del G8: l' Europa n...
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Si trasmette il testo dell'intervento d'inizio seduta della consigliera Rossella Lama (Pd) su economia e sviluppo.
"Come previsto, la crisi europea scaturita dalle politiche dall'asse Merkel Sarkozy, ha occupato i lavori del G8: l' Europa non cresce e questo preoccupa noi e gli Stati Uniti.
I lavori del G8 sono confinati nelle pagine interne della stampa di oggi, perché il terremoto che ha colpito nella nostra regione le province di Bologna, Modena e Ferrara e la strage di Brindisi, avvenuti in questo fine settimana, hanno rilevanza nazionale ed occupano le prime pagine della stampa.
Il presidente Vasco Errani chiede lo stato di emergenza nazionale, che sarà formalizzato nel consiglio dei ministri di domani, martedi 22 maggio: 7 morti - i cui nomi e i luoghi in cui sono morti dovrebbero dirci qualcosa sul tema del lavoro e dei turni di notte - feriti, migliaia gli sfollati, come ricordava nel suo intervento di apertura dei lavori del Consiglio di oggi la presidente Simona Lembi. Le verifiche sugli edifici pubblici e privati stanno aumentando il volume dei danni, oltre al crollo di alcuni immobili storici ed artistici.
Eppure con un terremoto di forza 6, non accade nulla di paragonabile - in termini di vite umane e di danni - a quanto è accaduto negli anni scorsi in altre zone del paese.
Vasco Errani oggi dice che la ricostruzione è un fatto nazionale, e così deve essere. Deve essere un fatto nazionale perché, come ricordavo all'inizio, se l'Europa deve cambiare strategia per facilitare la crescita, anche il governo nazionale è tenuto a farlo.
Le Regioni e gli enti locali che sono chiamati in campo per far comprendere al Governo che si deve cominciare immediatamente con l'allentamento del patto di stabilità, che sta non solo stritolando gli enti locali, ma anche cambiando la loro natura di volano e - almeno qui da noi - di volano equilibrato e regolatore dell'economia locale e dell'occupazione
Se è vero che insieme al rigore serve la crescita, questa affermazione deve avere conseguenze politiche e scelte chiare in un paese che vive una crisi sociale le cui proporzioni e conseguenze sono sotto gli occhi di tutti noi e di tutti i cittadini.
Questa gravissima crisi sociale deve portare il Governo a fare scelte in tempi molto rapidi. E' urgente l'allentamento del patto di stabilità che, a iniziare dai Comuni, può politiche di investimento e sostegno all'occupazione.
Il governo deve ripensare l'Imu, soprattutto sulla prima casa, e potrebbe farlo attraverso una patrimoniale sulle grandi proprietà immobiliari, al di sopra di un milione di euro. Anche sulla revisione della spesa, spending rewiev, Stato ed enti locali devono impegnarsi insieme, evitando così di colpire ancora i servizi diretti a persone, famiglie ed imprese, la sanità, l'istruzione. Le politiche industriali devono essere scelte e realizzate in modo integrato insieme ad interventi specifici, ad esempio per le imprese che vantano crediti (oramai pluriennali) nei confronti della pubblica amministrazione e del sistema degli enti locali attivare subito il factoring con la cassa deposito e prestiti per sbloccare almeno in parte i pagamenti dei servizi già erogati e dei lavori pubblici già conclusi e non liquidati.
Questo permetterebbe alle imprese del settore sociale e sanitario di attraversare, pur trasformandosi, questo momento di crisi profonda o alle imprese del comparto delle costruzioni che vantano crediti, nella nostra provincia, di 6 milioni di euro. Queste risorse potrebbero dare un po' di respiro in un settore che – in crisi da 4 anni (dal 2008) - ha perso migliaia di posti di lavoro e tante imprese.
Questo settore da noi è ancora, per ora, tra i più sani in Italia, con meno infiltrazioni dell'economia delle mafie, questo settore da lavoro a migliaia di persone sul nostro territorio, senza però riuscire a rinnovare i contratti, come ci dice lo sciopero unitario dei sindacati dell'edilizia svoltosi la scorsa settimana. A Milano con l'Expò 2015 hanno rinnovato il contratto l'integrativo senza problemi, anzi applicando i parametri più alti suggeriti dal contratto nazionale.
Possiamo fare in modo che anche da noi ripartano alcune opere pubbliche di cui abbiamo bisogno e parta la riqualificazione del nostro tessuto urbano, interventi quindi che servono alla città ed alla occupazione.
Poi, e qui mi rivolgo ancora all'assessore all'urbanistica, a Bologna serve anche il nuovo piano urbanistico per il commercio perché in questa città manca questo importante strumento regolatore.
Molti sono i lavoratori nel settore dell'edilizia hanno perso il posto, perdiamo preziose competenze ed abbiamo una crescita anomala delle partite iva - come ci dicono i dati della Camera di Commercio – dati che ci fanno capire che dobbiamo intervenire al più presto - pena la polverizzazione di un comparto che, se trascurato, sarà poi difficile ricondurre a dimensioni accettabili, controllabili, ed ad aziende in grado di guidare l'innovazione necessaria in questo settore.
Noi non vogliamo perdere l'occasione della trasformazione, della qualità dell'innovazione del settore delle costruzioni e delle opere pubbliche, della nuova edilizia, degli affini e di tutti gli altri comparti che sono collegati a questi. Vogliamo che il settore si trasformi ma non vogliamo scivolare nella bassa classifica nazionale, perché questo avrebbe conseguenze disastrose per la nostra economia, il lavoro e le città.
Per questo nel comparto edile dobbiamo mettere in campo anche qui tutte le possibili azioni di salvaguardia, e non rimandare.
Ho esplicitato questo esempio per indicare una direzione generale, complessiva: gli enti locali possono dare lavoro a decine di migliaia di lavoratori e salvaguardare tantissime piccole e medie imprese. Per farlo Bologna ed i comuni della provincia devono dire al governo che è tempo di allentare il patto di stabilità, e provvedere nel breve periodo alla salvaguardia di tanti settori che hanno a che fare con i beni pubblici : ambiente, istruzione, sanità, ecc.
Senza occupazione e reddito la nazione ed il nostro territorio non potranno ricostruirsi e ripartire".
"Come previsto, la crisi europea scaturita dalle politiche dall'asse Merkel Sarkozy, ha occupato i lavori del G8: l' Europa non cresce e questo preoccupa noi e gli Stati Uniti.
I lavori del G8 sono confinati nelle pagine interne della stampa di oggi, perché il terremoto che ha colpito nella nostra regione le province di Bologna, Modena e Ferrara e la strage di Brindisi, avvenuti in questo fine settimana, hanno rilevanza nazionale ed occupano le prime pagine della stampa.
Il presidente Vasco Errani chiede lo stato di emergenza nazionale, che sarà formalizzato nel consiglio dei ministri di domani, martedi 22 maggio: 7 morti - i cui nomi e i luoghi in cui sono morti dovrebbero dirci qualcosa sul tema del lavoro e dei turni di notte - feriti, migliaia gli sfollati, come ricordava nel suo intervento di apertura dei lavori del Consiglio di oggi la presidente Simona Lembi. Le verifiche sugli edifici pubblici e privati stanno aumentando il volume dei danni, oltre al crollo di alcuni immobili storici ed artistici.
Eppure con un terremoto di forza 6, non accade nulla di paragonabile - in termini di vite umane e di danni - a quanto è accaduto negli anni scorsi in altre zone del paese.
Vasco Errani oggi dice che la ricostruzione è un fatto nazionale, e così deve essere. Deve essere un fatto nazionale perché, come ricordavo all'inizio, se l'Europa deve cambiare strategia per facilitare la crescita, anche il governo nazionale è tenuto a farlo.
Le Regioni e gli enti locali che sono chiamati in campo per far comprendere al Governo che si deve cominciare immediatamente con l'allentamento del patto di stabilità, che sta non solo stritolando gli enti locali, ma anche cambiando la loro natura di volano e - almeno qui da noi - di volano equilibrato e regolatore dell'economia locale e dell'occupazione
Se è vero che insieme al rigore serve la crescita, questa affermazione deve avere conseguenze politiche e scelte chiare in un paese che vive una crisi sociale le cui proporzioni e conseguenze sono sotto gli occhi di tutti noi e di tutti i cittadini.
Questa gravissima crisi sociale deve portare il Governo a fare scelte in tempi molto rapidi. E' urgente l'allentamento del patto di stabilità che, a iniziare dai Comuni, può politiche di investimento e sostegno all'occupazione.
Il governo deve ripensare l'Imu, soprattutto sulla prima casa, e potrebbe farlo attraverso una patrimoniale sulle grandi proprietà immobiliari, al di sopra di un milione di euro. Anche sulla revisione della spesa, spending rewiev, Stato ed enti locali devono impegnarsi insieme, evitando così di colpire ancora i servizi diretti a persone, famiglie ed imprese, la sanità, l'istruzione. Le politiche industriali devono essere scelte e realizzate in modo integrato insieme ad interventi specifici, ad esempio per le imprese che vantano crediti (oramai pluriennali) nei confronti della pubblica amministrazione e del sistema degli enti locali attivare subito il factoring con la cassa deposito e prestiti per sbloccare almeno in parte i pagamenti dei servizi già erogati e dei lavori pubblici già conclusi e non liquidati.
Questo permetterebbe alle imprese del settore sociale e sanitario di attraversare, pur trasformandosi, questo momento di crisi profonda o alle imprese del comparto delle costruzioni che vantano crediti, nella nostra provincia, di 6 milioni di euro. Queste risorse potrebbero dare un po' di respiro in un settore che – in crisi da 4 anni (dal 2008) - ha perso migliaia di posti di lavoro e tante imprese.
Questo settore da noi è ancora, per ora, tra i più sani in Italia, con meno infiltrazioni dell'economia delle mafie, questo settore da lavoro a migliaia di persone sul nostro territorio, senza però riuscire a rinnovare i contratti, come ci dice lo sciopero unitario dei sindacati dell'edilizia svoltosi la scorsa settimana. A Milano con l'Expò 2015 hanno rinnovato il contratto l'integrativo senza problemi, anzi applicando i parametri più alti suggeriti dal contratto nazionale.
Possiamo fare in modo che anche da noi ripartano alcune opere pubbliche di cui abbiamo bisogno e parta la riqualificazione del nostro tessuto urbano, interventi quindi che servono alla città ed alla occupazione.
Poi, e qui mi rivolgo ancora all'assessore all'urbanistica, a Bologna serve anche il nuovo piano urbanistico per il commercio perché in questa città manca questo importante strumento regolatore.
Molti sono i lavoratori nel settore dell'edilizia hanno perso il posto, perdiamo preziose competenze ed abbiamo una crescita anomala delle partite iva - come ci dicono i dati della Camera di Commercio – dati che ci fanno capire che dobbiamo intervenire al più presto - pena la polverizzazione di un comparto che, se trascurato, sarà poi difficile ricondurre a dimensioni accettabili, controllabili, ed ad aziende in grado di guidare l'innovazione necessaria in questo settore.
Noi non vogliamo perdere l'occasione della trasformazione, della qualità dell'innovazione del settore delle costruzioni e delle opere pubbliche, della nuova edilizia, degli affini e di tutti gli altri comparti che sono collegati a questi. Vogliamo che il settore si trasformi ma non vogliamo scivolare nella bassa classifica nazionale, perché questo avrebbe conseguenze disastrose per la nostra economia, il lavoro e le città.
Per questo nel comparto edile dobbiamo mettere in campo anche qui tutte le possibili azioni di salvaguardia, e non rimandare.
Ho esplicitato questo esempio per indicare una direzione generale, complessiva: gli enti locali possono dare lavoro a decine di migliaia di lavoratori e salvaguardare tantissime piccole e medie imprese. Per farlo Bologna ed i comuni della provincia devono dire al governo che è tempo di allentare il patto di stabilità, e provvedere nel breve periodo alla salvaguardia di tanti settori che hanno a che fare con i beni pubblici : ambiente, istruzione, sanità, ecc.
Senza occupazione e reddito la nazione ed il nostro territorio non potranno ricostruirsi e ripartire".