QUESTION TIME, CHIARIMENTI SUL CENTRO DI ACCOGLIENZA MIGRANTI
Questa mattina in sede di Question time, l'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli ha risposto all'interpellanza sul Centro di accoglienza migranti del consigliere Michele Facci del PdL
Interpellanza del consigliere Miche Facci (PdL)
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Data:
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Questa mattina in sede di Question time, l'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli ha risposto all'interpellanza sul Centro di accoglienza migranti del consigliere Michele Facci del PdL
Interpellanza del consigliere Miche Facci (PdL)
"In data 27 aprile u.s., il sottoscritto ha avuto la possibilità di visitare il “Centro di Accoglienza migranti” sito nella Caserma S. Felice, Prati di Caprara ovest, a Bologna, unitamente all’On. Filippo Ascierto, ed al Consigliere regionale Alberto Vecchi.
Secondo quanto appreso direttamente dagli operatori della Croce Rossa italiana, che hanno il compito di dirigere e controllare il Centro di accoglienza, risultano presenti nel Centro 128 persone (migranti di prevalente nazionalità nigeriana, provenienti dalla Libia), nonostante la struttura sia stata approntata per un numero notevolmente inferiore, ed esattamente 40 persone.
La struttura risulta pertanto sovraffollata, e non certamente idonea, anche dal punto di vista igienico-sanitario, ad ospitare un numero così elevato di persone.
Il dato più rilevante negativamente, però, è risultato l’aspetto della sicurezza del centro, in quanto l’accesso al medesimo viene autogestito dagli stessi migranti, senza alcun diretto ed immediato controllo da parte degli operatori della Croce Rossa: in tal modo, non è possibile, specie di notte, avere una esatta cognizione circa il numero e le generalità delle persone che accedono al Centro, con evidente possibilità di ingresso di persone non autorizzate. Inoltre, non vi è nessuna struttura di delimitazione tra l’area destinata all’accoglienza e la restante area militare, ove risultano presenti mezzi e materiale di pertinenza del Ministero della Difesa.
Ulteriore dato negativo, è rappresentato dalla circostanza che gli stessi “ospiti” hanno manifestato una situazione di enorme disagio, per essere stati lasciati nella completa disinformazione in ordine al proprio futuro, senza conoscere in alcun modo tempi e modi di convocazione da parte della Commissione competente per la valutazione del proprio status.
Tutto ciò premesso, chiede di conoscere:
per quale motivo il Centro accoglienza migranti della Caserma S. Felice Prati di Caprara Ovest di Bologna ospiti un numero di persone superiore di tre volte a quello consentito;
se l’Amministrazione ha mai verificato la sussistenza delle condizioni igienico-sanitarie da garantire a tutti le persone ospitate, oltre che agli operatori presenti;
se l’Amministrazione ritenga che nel Centro siano garantite le condizioni di sicurezza, con particolare riferimento alle modalità di controllo dell’accesso al Centro, nonché in ordine alla delimitazione delle aree di pertinenza militare con le aree destinate all’accoglienza dei migranti;
quali sono i tempi previsti di attesa per i migranti, per la convocazione presso la Commissione competente alla valutazione circa il loro status;
se l’Amministrazione comunale non ritenga che l’emergenza libica sia terminata, e quindi che gli ospiti del Centro debbano essere messi nella condizione di conoscere il proprio destino".
Risposta dell'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli
"Non ho una risposta scritta all'interpellanza del consigliere Facci, risponderò quindi a braccio. Anch'io ho visitato varie volte il centro di accoglienza di Prati di Caprara, quindi ho avuto più volte modo di vederlo e di capirne il funzionamento, non ho la risposta scritta semplicemente perché tutte le domande poste non sono di competenza del Comune rispetto alle possibili risposte. Ho quindi girato la sua interpellanza, che è arrivata il 3 maggio, il 5 maggio agli enti di competenza e precisamente alla Croce Rossa e alla Protezione civile che gestiscono tutto il processo di accoglienza dei profughi, e in particolare per quel che riguarda la Croce Rossa il centro di accoglienza di Prati di Caprara. Non ho avuto risposto al 20 maggio dopo di che mi sono ben guardata, dal 20 maggio ad oggi, dal sollecitare una risposta visto l'impegno che in questi giorni sta coinvolgendo sia Protezione civile sia Croce Rossa sul fronte del terremoto in Regione. Ho quindi ritenuto non opportuno in questo momento chiedere conto di dati, di una relazione, di una risposta da presentare oggi, penso che il consigliere Facci sia assolutamente concorde nel decidere che ci sarà poi tempo e modo per fargli avere risposte più dettagliate in momenti più opportuni.
Quel che io posso dire, per i dati di nostra conoscenza come Comune di Bologna, è che la Caserma Prati di Caprara è sotto la giurisdizione della Croce Rossa militare e funziona in gran parte della sua area anche per la Croce Rossa civile, come deposito, sia di automezzi sia di risorse logistiche, appunto per i momenti di calamità. Ha dei capannoni ripristinati all'uso di accoglienza il tema dei numeri, va chiesto appunto alle scelte fatte da Protezione civile e da Croce Rossa rispetto all'inserimento delle persone. Personalmente ho sempre trovato una situazione estremamente decorosa, controllata e pulita anche dal punto di vista igienico-sanitario. Non sono comunque azioni che sono in capo al Comune di Bologna.
Sulla domanda rispetto all'autogestione dell'accoglienza so che la Croce Rossa civile, che è quella che poi materialmente gestisce con la sua presenza il Centro e quindi i percorsi delle persone, ha promosso e gestito in autonomia un corso di formazione al quale ha fatto partecipare persone accolte nel campo, anche per una loro professionalizzazione per dare a chi vi ha aderito un'opportunità di crearsi uno strumento di lavoro, per poi impegnarli con regole precise, con criteri precisi e con tutta una serie di dispositivi precisi, nel portierato dell'accoglienza; che non è una caserma, è un centro dell'accoglienza nel quale le persone possono entrare e uscire e vengono appunto monitorate all'ingresso e all'uscita con dei criteri precisi, che ribadisco sono in capo alle scelte della Croce rossa, che è un organismo molto ordinato nel suo modo di agire. Quindi credo che il problema di mancanza di controlli non esista e ho ritenuto un esperimento positivo e lungimirante questo coinvolgimento, questa responsabilizzazione, questo protagonismo delle persone assistite e accolte in prima battuta dando loro anche gli strumenti per operare.
Sull'inadeguatezza degli spazi ribadisco che non abbiamo planimetrie, misure catastali ecc. vanno chieste ad altri, mi impegno sicuramente per ottenere una risposta che contenga anche tutti questi particolari.
Rispetto al tema dei tempi d'attesa delle persone e del fatto che non sanno ad oggi che cosa li spetta, del loro destino, anche questo non dipende da noi, perché parliamo del lavoro della Commissione territoriale che fa capo alla Prefettura, localmente, e fa capo al Governo e al Ministero dell'Interno, che esamina le domande di rifugio politico e di permesso umanitario e anche le domande che riguardano tutte le persone di cui lei parla, cioè quei profughi arrivati dal 1° di aprile e quindi non libici e non tunisini ma nigeriani, africani che in Libia provavano a lavorare, ai quali è stata fatta depositare la domanda per permesso umanitario che va vagliata dalla Commissione. La commissione ha un suo andamento, giornaliero, quindi 9/10 ore al giorno di lavoro al quale partecipano, per dare un aiuto alla Prefettura, anche tre operatori del Dipartimento di comunità, che sottraggono ore al proprio lavoro, che deve poi comunque essere espletato, per partecipare ai lavori della Commissione e per accelerarli. Di fatto c'è un rallentamento rispetto ai tempi, rispetto alle risposte su come il percorso viene giudicato, infatti ci sono moltissime persone in attesa e il loro destino dipende da questa risposta, e al momento molte di loro queste risposte non le hanno. Sappiamo soltanto che per chi è arrivato prima del 25 aprile il Governo ha deciso, il 10 maggio, di rinnovare i permessi di soggiorno. Devo anche dire che il Comune di Bologna insieme a tutta una serie di altri Comuni, una rete intera di Comuni italiani insieme a tutta una serie di associazioni, aveva chiesto al Governo di "spacchettare" in un qualche modo questo tipo di domande, questo tipo di richieste di permesso umanitario, dalle vicende della Commissione che riguardano invece l'iter normale di richiedenti asilo politico, e quindi richiedenti rifugio, proprio per mettere le persone che sono in una situazione particolare nella condizione di avere davanti due mesi per crearsi prospettive, su questo il Governo ha risposto negativamente e quindi le persone aspettano in Commissione".
Interpellanza del consigliere Miche Facci (PdL)
"In data 27 aprile u.s., il sottoscritto ha avuto la possibilità di visitare il “Centro di Accoglienza migranti” sito nella Caserma S. Felice, Prati di Caprara ovest, a Bologna, unitamente all’On. Filippo Ascierto, ed al Consigliere regionale Alberto Vecchi.
Secondo quanto appreso direttamente dagli operatori della Croce Rossa italiana, che hanno il compito di dirigere e controllare il Centro di accoglienza, risultano presenti nel Centro 128 persone (migranti di prevalente nazionalità nigeriana, provenienti dalla Libia), nonostante la struttura sia stata approntata per un numero notevolmente inferiore, ed esattamente 40 persone.
La struttura risulta pertanto sovraffollata, e non certamente idonea, anche dal punto di vista igienico-sanitario, ad ospitare un numero così elevato di persone.
Il dato più rilevante negativamente, però, è risultato l’aspetto della sicurezza del centro, in quanto l’accesso al medesimo viene autogestito dagli stessi migranti, senza alcun diretto ed immediato controllo da parte degli operatori della Croce Rossa: in tal modo, non è possibile, specie di notte, avere una esatta cognizione circa il numero e le generalità delle persone che accedono al Centro, con evidente possibilità di ingresso di persone non autorizzate. Inoltre, non vi è nessuna struttura di delimitazione tra l’area destinata all’accoglienza e la restante area militare, ove risultano presenti mezzi e materiale di pertinenza del Ministero della Difesa.
Ulteriore dato negativo, è rappresentato dalla circostanza che gli stessi “ospiti” hanno manifestato una situazione di enorme disagio, per essere stati lasciati nella completa disinformazione in ordine al proprio futuro, senza conoscere in alcun modo tempi e modi di convocazione da parte della Commissione competente per la valutazione del proprio status.
Tutto ciò premesso, chiede di conoscere:
per quale motivo il Centro accoglienza migranti della Caserma S. Felice Prati di Caprara Ovest di Bologna ospiti un numero di persone superiore di tre volte a quello consentito;
se l’Amministrazione ha mai verificato la sussistenza delle condizioni igienico-sanitarie da garantire a tutti le persone ospitate, oltre che agli operatori presenti;
se l’Amministrazione ritenga che nel Centro siano garantite le condizioni di sicurezza, con particolare riferimento alle modalità di controllo dell’accesso al Centro, nonché in ordine alla delimitazione delle aree di pertinenza militare con le aree destinate all’accoglienza dei migranti;
quali sono i tempi previsti di attesa per i migranti, per la convocazione presso la Commissione competente alla valutazione circa il loro status;
se l’Amministrazione comunale non ritenga che l’emergenza libica sia terminata, e quindi che gli ospiti del Centro debbano essere messi nella condizione di conoscere il proprio destino".
Risposta dell'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli
"Non ho una risposta scritta all'interpellanza del consigliere Facci, risponderò quindi a braccio. Anch'io ho visitato varie volte il centro di accoglienza di Prati di Caprara, quindi ho avuto più volte modo di vederlo e di capirne il funzionamento, non ho la risposta scritta semplicemente perché tutte le domande poste non sono di competenza del Comune rispetto alle possibili risposte. Ho quindi girato la sua interpellanza, che è arrivata il 3 maggio, il 5 maggio agli enti di competenza e precisamente alla Croce Rossa e alla Protezione civile che gestiscono tutto il processo di accoglienza dei profughi, e in particolare per quel che riguarda la Croce Rossa il centro di accoglienza di Prati di Caprara. Non ho avuto risposto al 20 maggio dopo di che mi sono ben guardata, dal 20 maggio ad oggi, dal sollecitare una risposta visto l'impegno che in questi giorni sta coinvolgendo sia Protezione civile sia Croce Rossa sul fronte del terremoto in Regione. Ho quindi ritenuto non opportuno in questo momento chiedere conto di dati, di una relazione, di una risposta da presentare oggi, penso che il consigliere Facci sia assolutamente concorde nel decidere che ci sarà poi tempo e modo per fargli avere risposte più dettagliate in momenti più opportuni.
Quel che io posso dire, per i dati di nostra conoscenza come Comune di Bologna, è che la Caserma Prati di Caprara è sotto la giurisdizione della Croce Rossa militare e funziona in gran parte della sua area anche per la Croce Rossa civile, come deposito, sia di automezzi sia di risorse logistiche, appunto per i momenti di calamità. Ha dei capannoni ripristinati all'uso di accoglienza il tema dei numeri, va chiesto appunto alle scelte fatte da Protezione civile e da Croce Rossa rispetto all'inserimento delle persone. Personalmente ho sempre trovato una situazione estremamente decorosa, controllata e pulita anche dal punto di vista igienico-sanitario. Non sono comunque azioni che sono in capo al Comune di Bologna.
Sulla domanda rispetto all'autogestione dell'accoglienza so che la Croce Rossa civile, che è quella che poi materialmente gestisce con la sua presenza il Centro e quindi i percorsi delle persone, ha promosso e gestito in autonomia un corso di formazione al quale ha fatto partecipare persone accolte nel campo, anche per una loro professionalizzazione per dare a chi vi ha aderito un'opportunità di crearsi uno strumento di lavoro, per poi impegnarli con regole precise, con criteri precisi e con tutta una serie di dispositivi precisi, nel portierato dell'accoglienza; che non è una caserma, è un centro dell'accoglienza nel quale le persone possono entrare e uscire e vengono appunto monitorate all'ingresso e all'uscita con dei criteri precisi, che ribadisco sono in capo alle scelte della Croce rossa, che è un organismo molto ordinato nel suo modo di agire. Quindi credo che il problema di mancanza di controlli non esista e ho ritenuto un esperimento positivo e lungimirante questo coinvolgimento, questa responsabilizzazione, questo protagonismo delle persone assistite e accolte in prima battuta dando loro anche gli strumenti per operare.
Sull'inadeguatezza degli spazi ribadisco che non abbiamo planimetrie, misure catastali ecc. vanno chieste ad altri, mi impegno sicuramente per ottenere una risposta che contenga anche tutti questi particolari.
Rispetto al tema dei tempi d'attesa delle persone e del fatto che non sanno ad oggi che cosa li spetta, del loro destino, anche questo non dipende da noi, perché parliamo del lavoro della Commissione territoriale che fa capo alla Prefettura, localmente, e fa capo al Governo e al Ministero dell'Interno, che esamina le domande di rifugio politico e di permesso umanitario e anche le domande che riguardano tutte le persone di cui lei parla, cioè quei profughi arrivati dal 1° di aprile e quindi non libici e non tunisini ma nigeriani, africani che in Libia provavano a lavorare, ai quali è stata fatta depositare la domanda per permesso umanitario che va vagliata dalla Commissione. La commissione ha un suo andamento, giornaliero, quindi 9/10 ore al giorno di lavoro al quale partecipano, per dare un aiuto alla Prefettura, anche tre operatori del Dipartimento di comunità, che sottraggono ore al proprio lavoro, che deve poi comunque essere espletato, per partecipare ai lavori della Commissione e per accelerarli. Di fatto c'è un rallentamento rispetto ai tempi, rispetto alle risposte su come il percorso viene giudicato, infatti ci sono moltissime persone in attesa e il loro destino dipende da questa risposta, e al momento molte di loro queste risposte non le hanno. Sappiamo soltanto che per chi è arrivato prima del 25 aprile il Governo ha deciso, il 10 maggio, di rinnovare i permessi di soggiorno. Devo anche dire che il Comune di Bologna insieme a tutta una serie di altri Comuni, una rete intera di Comuni italiani insieme a tutta una serie di associazioni, aveva chiesto al Governo di "spacchettare" in un qualche modo questo tipo di domande, questo tipo di richieste di permesso umanitario, dalle vicende della Commissione che riguardano invece l'iter normale di richiedenti asilo politico, e quindi richiedenti rifugio, proprio per mettere le persone che sono in una situazione particolare nella condizione di avere davanti due mesi per crearsi prospettive, su questo il Governo ha risposto negativamente e quindi le persone aspettano in Commissione".