CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE STEFANO ALDROVANDI (BO2016) SULLA MANOVRA ECONOMICA DEL GOVERNO LETTA
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Stefano Aldrovandi (Bo2016) sulla manovra economica del Governo Letta.
"Non ritengo personalmente che la manovra varata dal Governo Letta sia una manovra Progressista, ove per progressi...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Stefano Aldrovandi (Bo2016) sulla manovra economica del Governo Letta.
"Non ritengo personalmente che la manovra varata dal Governo Letta sia una manovra Progressista, ove per progressista si intenda il favorire il Progresso del Paese. Fiumi di parole sono spese dagli economisti e da autorevoli commentatori, che altro può aggiungere un semplice ingegnere consigliere di minoranza del Comune di Bologna? Forse perché a Bologna si sta vivendo una magnifica manifestazione, il Festival della Storia,e di questo ringrazio in collega consigliere prof .Dondarini, guardiamo la storia, in particolare la nostra storia Bolognese.
Guardo in pericolare un periodo, quello della prima metà del 1500 a Bologna, che vide la conquista dello stato pontificio e la caduta delle libertà comunali. Confesso di avere un vantaggio competitivo: da Presidente della Fondazione del Monte, ho avuto modo di studiare con un'ottica particolare quel periodo, dal momento che la Fondazione conserva ininterrottamente i documenti contabili della
banca dal 1473, caso unico al mondo e dal movimento dei soldi molto si capisce.
Bene in quel periodo si vide lo sfiorire delle attività manifatturiere che nei secoli precedenti avevano fatta crescere la città, sia dal punto di vista economico che occupazionale, con il conseguente grande sviluppo della popolazione. Nel contempo grandi ricchezze, le ricchezze evidentemente disinvestite dall'industria, furono destinate all'edificazione dei grandi palazzi patrizi che ancora oggi fanno di Bologna una delle più belle città del mondo.
Bologna inoltre fu patria di grandi artisti, di una nuova scuola della pittura ad esempio, che contribuirono anch'essi alla bellezza della città. Tutto questo durò per molto tempo, direi per semplicità fino al periodo post napoleonico, quando si re invertì un ciclo industriale che diede nella fine dell'ottocento ed inizi del novecento quella base che fece Bologna nel periodo successivo una grande città industriale. Non entro certamente nel merito se fu meglio o peggio, ma l'interessante è capirne il perché.
Una tesi che mi affascinò e mi convinse fu il cambiamento fiscale che Bologna visse con l'ingresso di Giulio II in città.
Che successe in sintesi.
Non so se Giulio II fosse un gran Papa o no, ma certamente di cose di questo mondo se ne intendeva. Vedendo una città ricca, anziché depredarla, invento i Luoghi del Monte, ora li chiameremo BOT, in sintesi uno strumento finanziario e fiscale che dava a chi investiva nella ricostruzione di Roma buoni interessi e soprattutto zero tasse.
Come resistere?
In un paio di decenni, ed i conti bancari lo dimostrano, gli industriali bolognesi smisero di rischiare in proprio, sottoscrissero i BOT e, liberi da pensieri e da preoccupazioni, si dedicarono al loro godimento, costruendo palazzi e finanziando artisti.
Morale: la politica fiscale muta la pelle delle persone e ne cambia i modi di pensare, con un impatto che è molto maggiore della semplice analisi dei numeri. Il parallelo odierno diventa automatico; il nostro paese ha perso, nei confronti degli altri stati europei decine di punti di competitività nel mondo del lavoro, ai quali si può sopperire solo riducendo il costo del lavoro Ci sono due modi, o riducendo la fiscalità che pesa più o meno due terzi sullo stesso, o riducendo gli stipendi i salari ed il numero degli addetti.
Strada che il nostro paese persegue da anni con le note conseguenze che i poveri sono in numero crescente e sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. E questa manovra ahimè non è una rottura sul passato, ma muove uno zero virgola.
E Bologna? Bologna non è da meno, si penserà di recuperate senza economie dalle nuove tasse, ma nulla si fa per ridurre il costo del Comune, che vede i due terzi dei dipendenti non produrre ricchezza ma essere solo un costo, che vede un Welfare che dissipa oltre i due terzi in burocrazia e via dicendo. Così facendo si invertirà il ciclo economico che vede Bologna precipitare nella disoccupazione soprattutto femminile e giovanile o no? Certamente no.
Caro Sindaco datti una mossa, se non sbaglio sei di sinistra almeno così dici, fa qualcosa di sinistra finalmente. A dire il vero, la settimana scorsa si è visto qualcosa: un progetto denominato Beni Comuni che vedrà la partecipazione attiva e decisiva dei cittadini per migliorare il decoro in alcune parti della città.
La parte più interessante, che ancora non conosciamo nei dettagli, è lo strumento amministrativo che permette una nuova interazione cittadino /comune su basi paritarie. Vedremo, ma fin da subito vengono in mente ambito molto più sfidanti, l'area del Welfare in particolare. Se il progetto attuale può migliorare in alcuni punti la città, una sua astensione al Welfare può cambiare la città. Caro Merola, come diceva Gabriele d'Annunzio “memento audere semper” è il momento di darsi da fare e provarci".
"Non ritengo personalmente che la manovra varata dal Governo Letta sia una manovra Progressista, ove per progressista si intenda il favorire il Progresso del Paese. Fiumi di parole sono spese dagli economisti e da autorevoli commentatori, che altro può aggiungere un semplice ingegnere consigliere di minoranza del Comune di Bologna? Forse perché a Bologna si sta vivendo una magnifica manifestazione, il Festival della Storia,e di questo ringrazio in collega consigliere prof .Dondarini, guardiamo la storia, in particolare la nostra storia Bolognese.
Guardo in pericolare un periodo, quello della prima metà del 1500 a Bologna, che vide la conquista dello stato pontificio e la caduta delle libertà comunali. Confesso di avere un vantaggio competitivo: da Presidente della Fondazione del Monte, ho avuto modo di studiare con un'ottica particolare quel periodo, dal momento che la Fondazione conserva ininterrottamente i documenti contabili della
banca dal 1473, caso unico al mondo e dal movimento dei soldi molto si capisce.
Bene in quel periodo si vide lo sfiorire delle attività manifatturiere che nei secoli precedenti avevano fatta crescere la città, sia dal punto di vista economico che occupazionale, con il conseguente grande sviluppo della popolazione. Nel contempo grandi ricchezze, le ricchezze evidentemente disinvestite dall'industria, furono destinate all'edificazione dei grandi palazzi patrizi che ancora oggi fanno di Bologna una delle più belle città del mondo.
Bologna inoltre fu patria di grandi artisti, di una nuova scuola della pittura ad esempio, che contribuirono anch'essi alla bellezza della città. Tutto questo durò per molto tempo, direi per semplicità fino al periodo post napoleonico, quando si re invertì un ciclo industriale che diede nella fine dell'ottocento ed inizi del novecento quella base che fece Bologna nel periodo successivo una grande città industriale. Non entro certamente nel merito se fu meglio o peggio, ma l'interessante è capirne il perché.
Una tesi che mi affascinò e mi convinse fu il cambiamento fiscale che Bologna visse con l'ingresso di Giulio II in città.
Che successe in sintesi.
Non so se Giulio II fosse un gran Papa o no, ma certamente di cose di questo mondo se ne intendeva. Vedendo una città ricca, anziché depredarla, invento i Luoghi del Monte, ora li chiameremo BOT, in sintesi uno strumento finanziario e fiscale che dava a chi investiva nella ricostruzione di Roma buoni interessi e soprattutto zero tasse.
Come resistere?
In un paio di decenni, ed i conti bancari lo dimostrano, gli industriali bolognesi smisero di rischiare in proprio, sottoscrissero i BOT e, liberi da pensieri e da preoccupazioni, si dedicarono al loro godimento, costruendo palazzi e finanziando artisti.
Morale: la politica fiscale muta la pelle delle persone e ne cambia i modi di pensare, con un impatto che è molto maggiore della semplice analisi dei numeri. Il parallelo odierno diventa automatico; il nostro paese ha perso, nei confronti degli altri stati europei decine di punti di competitività nel mondo del lavoro, ai quali si può sopperire solo riducendo il costo del lavoro Ci sono due modi, o riducendo la fiscalità che pesa più o meno due terzi sullo stesso, o riducendo gli stipendi i salari ed il numero degli addetti.
Strada che il nostro paese persegue da anni con le note conseguenze che i poveri sono in numero crescente e sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. E questa manovra ahimè non è una rottura sul passato, ma muove uno zero virgola.
E Bologna? Bologna non è da meno, si penserà di recuperate senza economie dalle nuove tasse, ma nulla si fa per ridurre il costo del Comune, che vede i due terzi dei dipendenti non produrre ricchezza ma essere solo un costo, che vede un Welfare che dissipa oltre i due terzi in burocrazia e via dicendo. Così facendo si invertirà il ciclo economico che vede Bologna precipitare nella disoccupazione soprattutto femminile e giovanile o no? Certamente no.
Caro Sindaco datti una mossa, se non sbaglio sei di sinistra almeno così dici, fa qualcosa di sinistra finalmente. A dire il vero, la settimana scorsa si è visto qualcosa: un progetto denominato Beni Comuni che vedrà la partecipazione attiva e decisiva dei cittadini per migliorare il decoro in alcune parti della città.
La parte più interessante, che ancora non conosciamo nei dettagli, è lo strumento amministrativo che permette una nuova interazione cittadino /comune su basi paritarie. Vedremo, ma fin da subito vengono in mente ambito molto più sfidanti, l'area del Welfare in particolare. Se il progetto attuale può migliorare in alcuni punti la città, una sua astensione al Welfare può cambiare la città. Caro Merola, come diceva Gabriele d'Annunzio “memento audere semper” è il momento di darsi da fare e provarci".
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