CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DELLA CONSIGLIERA SIMONA LEMBI
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Simona Lembi (Pd).
"É stato presentato a Roma venerdì scorso il nuovo rapporto ISTAT “la violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”.
Si tratta di un rapporto mo...
Pubblicato il:
Descrizione
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Simona Lembi (Pd).
"É stato presentato a Roma venerdì scorso il nuovo rapporto ISTAT “la violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”.
Si tratta di un rapporto molto atteso:
1) perché l'ultimo rapporto realizzato da ISTAT era del 2006 ed è utile per poter confrontare i dati di allora con quelli di oggi;
2) perché, lo ribadiamo da sempre, senza dati, è impossibile programmare politiche di contrasto a quel fenomeno.
La ricerca, che ha coinvolto un campione complessivo di 24.761 donne delle quali 3.717 di cittadinanza non italiana, presenta, come sempre, quanto ampio e diffuso sia questo fenomeno:
6.788.000 donne hanno subito violenza fisica o sessuale (il 31,5%)
4.353.000 donne hanno subito violenza fisica (il 20,22%)
4.520.000 donne hanno subito violenza sessuale (il 21%)
1.157.000 donne hanno subito stupri o tentati stupri, il restante (circa il 37%) sono minacce, spintonamenti, schiaffi, pugni, morsi, colpi.
Non entro nel dettaglio del nuovo rapporto ISTAT, anticipando su questo la richiesta di una udienza conoscitiva, chiedendo di udire anche Casa delle Donne per non subire violenza circa i dati raccolti nel 2014 non ancora presentati pubblicamente.
Mi preme tuttavia segnalare in Consiglio le tendenze di questa nuova fotografia:
1. le donne più a rischio di violenza sono le separate, le divorziate e quelle con problemi di salute o disabilità.
Sono maggiormente colpite le donne più istruite con diploma o con laurea e quelle che occupano posizioni professionali più elevate o che sono in cerca di occupazione.
Ha tra i 24 e i 44 anni la donna più a rischio di violenza (71%). Il messaggio è chiaro quindi: l'attacco è sempre verso chi cerca autonomia, cioè di praticare quel concetto di uguaglianza caro ai padri e alle madri costituenti.
2. Emerge con nettezza come la violenza assistita sia in crescita.
I figli che assistono alle violenze sono in crescita. Un dato preoccupante poiché, come è noto, i comportamenti che si apprendono da piccoli, come l'aria che respiriamo, è molto probabile che siano ripetuti in età adulta.
Infine sono percentualmente di più le straniere a subire violenza soprattutto fisica, stupri e tentati stupri.
Accanto a questi, che sono dati più che preoccupanti, ce ne sono alcuni che fanno ben sperare circa una inversione di tendenza:
a) diminuiscono le violenze fisiche sessuali e quella psicologica;
b) inoltre, sono in aumento tutti i dati di consapevolezza della gravità di questo fenomeno:
negli ultimi 5 anni la violenza più spesso è considerata un reato (dal 14,3% al 29,6%);
più spesso è denunciata alle forze dell'ordine (dal 6,7% all'11,8% per il partner);
più spesso è raccontata a qualcuno (dal 67,8% al 75,9%);
più spesso è supportata (sono raddoppiati i casi di donne che cercano aiuto presso servizi specializzati, prevalente,mente centri antiviolenza dal 2,4% al 4,9%);
Chi ha presentato il progetto (Il presidente dell'ISTAT Giorgio Alleva, Linda Laura Sabadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali ISTAT, insieme con Giovanna Martelli consigliera del Premier in materia di pari opportunità) ha sostenuto, e io condivido pienamente, come questo sia:
espressione della maggiore capacità delle donne di prevenire e contrastare il fenomeno della violenza;
di una aumentata e diffusa informazione nella società;
di una maggiore attivazione sul campo delle associazioni e dei e servizi pubblici;
di un clima sociale di maggiore condanna della violenza dato anche dalle leggi che si sono susseguite.
Avere quindi leggi adeguate, servizi capaci di rispondere alla violenza subita e una cultura che è consapevole dei danni che la violenza contro le donne comporta per l'intera società, rimangono questioni centrali per affrontare e risolvere un fenomeno così radicato e diffuso".
"É stato presentato a Roma venerdì scorso il nuovo rapporto ISTAT “la violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”.
Si tratta di un rapporto molto atteso:
1) perché l'ultimo rapporto realizzato da ISTAT era del 2006 ed è utile per poter confrontare i dati di allora con quelli di oggi;
2) perché, lo ribadiamo da sempre, senza dati, è impossibile programmare politiche di contrasto a quel fenomeno.
La ricerca, che ha coinvolto un campione complessivo di 24.761 donne delle quali 3.717 di cittadinanza non italiana, presenta, come sempre, quanto ampio e diffuso sia questo fenomeno:
6.788.000 donne hanno subito violenza fisica o sessuale (il 31,5%)
4.353.000 donne hanno subito violenza fisica (il 20,22%)
4.520.000 donne hanno subito violenza sessuale (il 21%)
1.157.000 donne hanno subito stupri o tentati stupri, il restante (circa il 37%) sono minacce, spintonamenti, schiaffi, pugni, morsi, colpi.
Non entro nel dettaglio del nuovo rapporto ISTAT, anticipando su questo la richiesta di una udienza conoscitiva, chiedendo di udire anche Casa delle Donne per non subire violenza circa i dati raccolti nel 2014 non ancora presentati pubblicamente.
Mi preme tuttavia segnalare in Consiglio le tendenze di questa nuova fotografia:
1. le donne più a rischio di violenza sono le separate, le divorziate e quelle con problemi di salute o disabilità.
Sono maggiormente colpite le donne più istruite con diploma o con laurea e quelle che occupano posizioni professionali più elevate o che sono in cerca di occupazione.
Ha tra i 24 e i 44 anni la donna più a rischio di violenza (71%). Il messaggio è chiaro quindi: l'attacco è sempre verso chi cerca autonomia, cioè di praticare quel concetto di uguaglianza caro ai padri e alle madri costituenti.
2. Emerge con nettezza come la violenza assistita sia in crescita.
I figli che assistono alle violenze sono in crescita. Un dato preoccupante poiché, come è noto, i comportamenti che si apprendono da piccoli, come l'aria che respiriamo, è molto probabile che siano ripetuti in età adulta.
Infine sono percentualmente di più le straniere a subire violenza soprattutto fisica, stupri e tentati stupri.
Accanto a questi, che sono dati più che preoccupanti, ce ne sono alcuni che fanno ben sperare circa una inversione di tendenza:
a) diminuiscono le violenze fisiche sessuali e quella psicologica;
b) inoltre, sono in aumento tutti i dati di consapevolezza della gravità di questo fenomeno:
negli ultimi 5 anni la violenza più spesso è considerata un reato (dal 14,3% al 29,6%);
più spesso è denunciata alle forze dell'ordine (dal 6,7% all'11,8% per il partner);
più spesso è raccontata a qualcuno (dal 67,8% al 75,9%);
più spesso è supportata (sono raddoppiati i casi di donne che cercano aiuto presso servizi specializzati, prevalente,mente centri antiviolenza dal 2,4% al 4,9%);
Chi ha presentato il progetto (Il presidente dell'ISTAT Giorgio Alleva, Linda Laura Sabadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali ISTAT, insieme con Giovanna Martelli consigliera del Premier in materia di pari opportunità) ha sostenuto, e io condivido pienamente, come questo sia:
espressione della maggiore capacità delle donne di prevenire e contrastare il fenomeno della violenza;
di una aumentata e diffusa informazione nella società;
di una maggiore attivazione sul campo delle associazioni e dei e servizi pubblici;
di un clima sociale di maggiore condanna della violenza dato anche dalle leggi che si sono susseguite.
Avere quindi leggi adeguate, servizi capaci di rispondere alla violenza subita e una cultura che è consapevole dei danni che la violenza contro le donne comporta per l'intera società, rimangono questioni centrali per affrontare e risolvere un fenomeno così radicato e diffuso".
A cura di
Questo è l'indirizzo e potrebbe anche essere molto molto lungo